ABBIATEGRASSO – Un’arte marziale molto antica e che può essere utile anche oggi per sviluppare abilità non solo fisiche, come l’agilità e la forza, ma anche mentali. Si tratta del Ninjutsu, ossia l’arte marziale dei Ninja che il 32enne Andrea Albergo pratica con passione da 10 anni e da gennaio insegna per l’associazione Open Mind, che ha sede ad Abbiategrasso in viale Sforza 140. Lo incontriamo per farci raccontare che cos’è il Ninjutsu e cosa lo differenzia da altre arti marziali. “Il Ninjutsu nasce prima del Giappone feudale, i Ninja erano medici, farmacisti, chimici, ingegneri che combattevano contro chi opprimeva i propri villaggi e usavano il loro Sapere per battersi contro il nemico, in modo efficace e limitando il più possibile il dispendio di energia, usando strategia e intelligenza. – spiega Andrea – Fondavano clan nei villaggi, capitanati dal Maestro, un’autorità indiscussa per i suoi allievi. Le tecniche venivano apprese qua e là dalle altre arti marziali già esistenti, scegliendo le tecniche per efficacia. Non ci si allenava solo nel combattimento ma anche praticando la meditazione… Il cinema poi ha fatto diventare i Ninja dei fuorilegge ma non era sempre così, anzi, erano spesso al servizio dello Stato, l’equivalente dei servizi segreti. Non ci sono campionati né gare di Ninjutsu, tolta la parte sportiva e agonistica, quest’arte è rimasta una sorta di filosofia di vita, insegna il rispetto reciproco e l’importanza di fare squadra. I Ninja andavano in giro in branco perché ‘l’unione fa la forza’”. Il gruppo formato ad Abbiategrasso conta al momento 5 persone ma l’intento è quello di aumentare il numero degli allievi. Ovviamente ci si allena non per farsi male, la violenza fine a se stessa è eliminata, si combatte e spesso si torna a casa un po’ ammaccati, come del resto nel Karate e nelle altre discipline marziali. “Oltre al combattimento, c’è una parte ludica che sotto forma di gioco sviluppa un aspetto tattico, essenziale nel combattimento. La disciplina prevede anche l’uso di armi (coltelli, spade, fucili ecc) e, come si diceva prima, una parte dedicata alla meditazione legata alle scuole Indù, oltre ovviamente all’acrobatica (rudimentale) per favorire l’agilità del corpo nel combattimento e nella fuga. Ovviamente più siamo e più ci divertiamo, si possono fare molte cose, combattimenti di due persone contro 20 ad esempio o nascondini al contrario (dove uno si nasconde e gli altri lo devono trovare). Sono ‘giochi’ che permettono di sviluppare i sensi, non solo l’agilità fisica ma anche quella mentale. Si arriva a capire che la cosa più importante non è saper combattere con il corpo ma con la testa, conoscere il tuo territorio, avere un’attenzione particolare a tutto ciò che hai attorno, a ciò che può essere utilizzato come arma, come difesa, come via di fuga: impari a capire che la soluzione più efficace non è sempre la più semplice (quella che dal punto A ti porta al punto B) ma esistono delle alternative, a cui magari prima non pensavi, e che la soluzione non dev’essere la ‘migliore’ per te ma la peggiore per il nemico. Praticare Ninjutsu significa sviluppare un’allerta generale, un’attenzione ai dettagli. Le lezioni sono tutte diverse. Avendo perso l’aspetto sportivo, è un’arte che mantiene tutto il folklore delle arti marziali vere. Non ci sono gradi né cinture, che io considero uno ‘zuccherino’ tutto occidentale, ma si fa un cammino interiore, il colore della cintura non cambia quasi mai, si apprende da tutti, a volte anch’io apprendo dai miei allievi. I Ninja erano anche nuotatori, arcieri, cavalieri e attori, perché dovevano spesso fingere, travestirsi per disorientare il nemico facendo credere ad esempio di essere monaci, per poi sfoderare da sotto la veste tutti i coltelli, dovevano entrare quindi nel personaggio, ma per farlo bisogna essere sicuri di sé. Dicevano ad esempio di mandare avanti il proprio ‘cavaliere di pietra’, cioè una trasposizione del proprio essere, un altro Io più forte, meno timido, da far uscire nei momenti più difficili, contro un nemico che spaventa. Non è nient’altro che tirare fuori ‘qualcosa di più’. Se ci pensiamo, anche nella vita di tutti i giorni, sul lavoro, nelle relazioni, spesso siamo messi a dura prova, ci sono situazioni in cui dobbiamo… mandare avanti il nostro ‘cavaliere di pietra’ a combattere ‘per noi’”. Andrea Albergo pratica le arti marziali, tra cui il karate, da quando aveva 4 anni, quindi da tutta la sua vita: “Voglio creare un dojo ‘vecchio stile’, non ci sono vincoli a federazioni, non ci sono gradi né campionati, ho deciso di insegnare ciò che ho appreso, in modo libero”. Un mix quindi di combattimento, strategia, acrobatica, meditazione, che non si trova in nessun’altra arte marziale. Un’occasione per mettersi in gioco in un percorso introspettivo, dove si impara a gestire il dolore fisico e, come dice il nome dell’associazione, “aprire la mente”. “Si torna a casa un po’ ammaccati, certo, ma con una grande energia!” conclude Andrea. Una novità unica in Abbiategrasso e nel territorio. In viale Sforza 140, ci si allena ogni mercoledì e venerdì dalle 20.30 alle 22.30 (contatti: 328.5794204, pagina Facebook: Ninjutsu Dojo Abbiategrasso). S.O.