ABBIATEGRASSO – Mercoledì mattina davanti al Pirellone, avendo appreso che alle 11 la commissione III° avrebbe potuto decidere definitivamente sul futuro del Pronto Soccorso del Cantù, sono arrivati dapprima i rappresentanti del Movimento del Malato raggiunti da diversi sindaci e assessori delegati, capeggiati da Marco Marelli, sindaco di Morimondo e neoeletto presidente dei colleghi dei 15 comuni dell’abbiatense. Per la prima volta con la fascia tricolore anche Cesare Nai, eletto sindaco il 25 giugno, accompagnato dall’ex sindaco Albetti e dal consigliere Pusterla. Erano presenti anche esponenti di altri partiti, della lista civica Cambiamo Abbiategrasso, del Pd e della lista civica che ha sostenuto la candidatura di Granziero. Durante l’attesa sul piazzale antistante, abbiamo proposto alcune videointerviste in diretta, visibili immediatamente dalla pagina Facebook dell’Eco della città, disturbate dal frastuono di auto e tram, effettuate con un cellulare, ma una scelta per portare con noi quanti più cittadini e lettori possibili, per far meglio comprendere quanto stava succedendo, per ‘esserci’ in tempo reale. Abbiamo visto passare per due volte nei pressi il dott. Aldo Minuto, responsabile dell’Emergenza-Urgenza dei nostri 4 ospedali, tra i più ostinati fautori della chiusura notturna del P.S. , a cui abbiamo chiesto se fosse presente come ‘tecnico’. Ha confermato che avrebbe partecipato alla Commissione Sanità come portavoce e rappresentante dell’ASST. Dopo altre brevi interviste a sindaci, assessori, al consigliere Borghetti (Pd) e ad altri presenti all’esterno, siamo entrati nell’edificio per registrarci e poter accedere all’aula in cui si stava tenendo la Commissione. Raggiunto il terzo piano, sono stati occupati tutti i posti in aula, insufficienti a contenere i sindaci che, indossando la fascia, mostravano il loro ruolo istituzionale, molti anche in piedi lungo le pareti o nel vicino corridoio in attesa del punto riguardante il “Cantù”. Quando è stato annunciato, è stata comunicata la nomina del relatore, Fabio Altitonante (Forza Italia) che con la mozione portata in Consiglio regionale il 19 aprile scorso (caratterizzata da posizioni opposte, favorevole alla riapertura il sen. Mantovani (FI) e contrario l’ass. Gallera dello stesso partito), ha riaperto la discussione sul futuro dell’ospedale di Abbiategrasso che il Poas, ossia il Piano approvato, condanna a diventare un poliambulatorio e un cronicario. L’ASST ha poi schierato i suoi tecnici che hanno portato diversi dati, proiettati con slide, per motivare la chiusura del P.S. dalle 20 alle 8. Sono stati fatti riferimenti al DM 70, il decreto ministeriale che stabilisce le linee guida della riforma sanitaria, interpretandone i requisiti su numeri e sicurezza. Interpretazioni che hanno suscitato diversi mormorii tra il pubblico e a volte ironia, quando per esempio sono stati indicati i tempi di attesa nei P.S. di Magenta che sarebbe di 60 minuti al massimo per i codici bianchi. Mesti sorrisi anche quando il responsabile del 118 mostrando una mappa e parlando degli ospedali di riferimento per l’abbiatense ha citato quelli vicini di Vigevano e Mortara. Sono poi intervenuti il consigliere Colucci (FI) che pur ribadendo la sua “fiducia e quella della maggioranza nell’ass. Gallera e nei dati presentati” ha preso atto che la presenza e la reazione dei sindaci non può essere trascurata “occorre il tempo giusto per fare la scelta giusta”. Ha quindi auspicato un’audizione dei rappresentanti del territorio “perché ci sono malumori”, audizione che i sindaci hanno chiesto mesi fa, dopo un incontro chiesto all’ass. Gallera a cui non si era presentato e richiesto poi in concomitanza con la Commissione, senza avere mai risposta. Poi è intervenuto Borghetti (Pd) che ha preso atto del “mancato coinvolgimento e depotenziamento del ruolo dei sindaci, da una riforma che, di fatto, non sta dando i frutti sperati e previsti dalla maggioranza”. Ha ricordato l’assemblea popolare ad Abbiategrasso in cui ha portato come esempio quello della “margherita che se sfogliata, petalo dopo petalo, alla fine non si ha più un fiore, proprio come l’ospedale, se inizio a togliere il P.S.” Ha aggiunto che “non si possono sprecare i 30 milioni spesi per farlo diventare ora solo un poliambulatorio e un cronicario, deve tornare ad essere invece un ospedale di riferimento del territorio dell’abbiatense e dev’essere Regione Lombardia a farlo”. Anche la cons. Macchi del Mov5Stelle è intervenuta ricordando precedenti interventi per il Cantù che ha detto: “Dopo l’investimento di 30 milioni di euro ci si aspetta un ospedale completo, il suo potenziamento non il contrario. C’è un evidentissimo interesse della cittadinanza, quale è stato l’ascolto e la disponibilità a potenziare i servizi?” ha ricordato che il direttore generale Lombardo le aveva assicurato in un incontro, che avrebbe potenziato orari di visite e ambulatori, promessa in linea con quanto d’altra parte prevede il Poas, ossia un grande poliambulatorio al posto di un vero e proprio ospedale. Il cons. Altitonante ha infine chiesto che si arrivi a una risposta definitiva ai cittadini dopo un percorso ulteriore di ascolto e valutazione. Il presidente della Commissione Rolfi (Lega Nord) ha proposto una seduta dedicata solo all’ascolto dei rappresentanti del territorio, di lunedì per “cercare insieme una soluzione condivisa e sostenibile”. L’audizione probabilmente si terrà lunedì 17 luglio. E.G.
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