ABBIATENSE – Una testimonianza di valore, da parte di una persona da sempre impegnata nel sociale anche a livello istituzionale, assessore e consigliere ad Abbiategrasso e attualmente a Morimondo. Un doppio senso di appartenenza e un doppio motivo, da cittadino abbiatense e assessore in un comune del territorio, per avere a cuore la situazione dell’ospedale Cantù. “E’ così, mi sta a cuore l’ospedale, mi stanno a cuore i bisogni del nostro territorio. Parto dalla considerazione che la riforma sanitaria regionale mette come cappello alla legge 23 l’obiettivo di migliorare i servizi e ridurre i costi. Obiettivo condivisibile da tutti ma per ridurre i costi bisogna anzitutto ridurre gli sprechi. Se invece si riducono i costi sui servizi, si va contro la riforma perché invece di migliorarli li peggioriamo. Occorre individuare innanzitutto gli sprechi, l’ATS 1 (Agenzia Tutela Salute) ha un apparato burocratico ‘pesante’, in cui la responsabilità è molto distribuita con un costo enorme, ci sono infatti molte figure apicali che creano burocrazia, troppi costi a danno dei servizi. Risorse che se risparmiate possono invece essere investite secondo lo spirito della legge, per migliorare i servizi, ribadisco che i servizi non si migliorano chiudendoli o riducendoli come invece sta facendo l’attuale dirigenza che in realtà va contro la riforma”. Cosa possiamo fare secondo lei? “Occorre far capire ai politici regionali le ragioni per cui i nostri servizi ospedalieri, a partire dal Pronto Soccorso, con Medicina, Chirurgia, Ortopedia, devono essere mantenuti e ancora migliorati non chiusi e depotenziati. La riforma stabilisce anche che l’ASST (Azienda socio sanitaria territoriale), come si chiama ora l’azienda territoriale, oltre ai servizi sanitari deve tener conto delle situazioni sociali legate al territorio. Dico questo perché noi siamo praticamente isolati dal punto di vista della mobilità verso Magenta e Legnano, non abbiamo collegamenti ferroviari per raggiungere questi ospedali, su gomma e scomodi, solo per Magenta. Come giustamente sottolinea l’assessore regionale Gallera, il 30% della popolazione è anziana e assorbe ben il 70% delle risorse. Questo dato dimostra che abbiamo sempre più bisogno di servizi sul territorio, in una logica di maggiore integrazione tra il sociale ed il sanitario, altrimenti i parenti anziani non riescono a raggiungere i loro cari se ricoverati dove non possono arrivare con mezzi pubblici. Invito i politici regionali a fare queste riflessioni e a conoscere meglio i bisogni reali dell’abbiatense”. Si dice che non ci sono i ‘numeri’, i flussi richiesti. “Dissento, se a priori si spostano i flussi di Trezzano e Corsico per esempio, ora aggregati a Rho-Garbagnate, i numeri si riducono a monte… Mi sembra ci sia schizofrenia, poco prima della riforma si spendono decine di milioni di euro pubblici e nello stesso tempo però si inizia a indebolire i servizi erogati dall’ospedale. C’è una strategia in corso da tempo per indebolire il P.S. se il 118 invia le ambulanze altrove, e se ci sono criticità perché per esempio manca personale, occorre risolverle. Altrimenti le persone si rivolgono altrove e, spesso, non solo ad altre strutture pubbliche ma ancor più a strutture private. Certo che poi non tornano i conti perché si spende di più e con più disagi ai cittadini”. Come risponde a chi ritiene che il P.S. dev’essere chiuso? “Assolutamente no, anche se pare che ci siano alcuni medici che lavorano al Cantù che sono per la chiusura perché, a causa della turnazione notturna a cui sono sottoposti, il loro carico di lavoro senza il P.S. si alleggerirebbe. Occorre un’azione politica forte, sarebbe stato necessario da tempo ma ora è indispensabile che Abbiategrasso, capofila del territorio, organizzi con gli altri sindaci dell’abbiatense un presidio, un’azione come quella intrapresa giustamente tempo fa dal sindaco di Magenta perché volevano spostare un servizio dell’ospedale Fornaroli. Io stesso sono andato a Magenta, a rappresentare con la fascia, in sostituzione del sindaco Marelli, il comune di Morimondo, per impedire che ciò avvenisse”. Non è troppo tardi? “Non è mai troppo tardi almeno lo spero, dobbiamo tutti fare fronte comune perché non vengano ridotti i servizi sanitari, i più importanti per i nostri cittadini”.
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