ABBIATEGRASSO – Il teatro è davvero una forma di comunicazione potente. Lo dimostra lo spettacolo “Ferite a Morte” organizzato da Iniziativa Donna in collaborazione con la compagnia teatrale dell’Istituto Golgi “El Loeugh”, andato in scena nei sotterranei del Castello venerdì sera, anticipazione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne prevista per domenica 25 novembre. Lo scopo? Diffondere consapevolezza e sensibilizzare la città su una tematica spesso messa in secondo piano ma le cui statistiche, soprattutto in Italia, fanno rabbrividire. “La violenza sulle donne non è un problema degli uomini ma anche della società – introduce Nunzia Fontana, presidente di Iniziativa Donna – quando si iniziano a limitare questo tipo di incontri, è lì che abbiamo perso, perché il racconto è il mezzo più efficace per comprendere e non perdere la nostra umanità”. L’assessore alla Cultura Beatrice Poggi ha sottolineato come sul territorio è presente lo Sportello Antenna. “Da gennaio a marzo 2018 ci sono stati 76 accessi da donne che avevano subito violenze psicofisiche. Questo dato ha un risvolto negativo perché dimostra come il fenomeno sia diffuso ma il lato positivo è che queste vittime chiedono aiuto e sanno dove chiederlo”. Lo spettacolo “Ferite a morte”, presentato sotto forma di otto monologhi, si è ispirato all’omonimo libro di Serena Dandini. Coinvolgente, emozionante e riflessivo queste le parole da attribuire alla messa in scena che attraverso la rottura della quarta parete inevitabilmente coinvolge tutti: cittadini e cittadine. Storie tutte diverse tra loro da un’ossessione che inizia con semplici messaggi, alla visione del matrimonio come diritto di possesso della donna, fino alla violenza ingiustificata causa di un pensiero colletivo che mette l’uomo su un piedistallo rispetto alla donna. Una situazione reale documentata non solo dalle statistiche, che già bastano per capire la situazione critica ma applicabile anche nell’ambito lavorativo. Nel contesto delle opportunità lavorative le donne italiane sono al 101° posto rispetto alla scala mondiale dopo Bangladesh, Perù e Grecia. Siamo al 75° posto riguardo alla partecipazione politica delle donne (dopo il Bangladesh). Poi ci sono i dati più critici provenienti dalla “Casa delle donne” di Bologna. Negli ultimi cinque anni ci sono stati 774 casi di femminicidio, cioè 150 all’anno, questo significa che ogni due giorni una donna perde la vita. Nonostante esistano leggi di protezione, esse non vengono applicate forse la causa è un attaccamento mentale alla società patriarcale dove la coercizione in famiglia è ancora giustificabile. “L’Italia non è un paese per donne”. Un’affermazione mai così vera. La soluzione? Cultura, racconto, condivisione e umanità che non a caso sono gli stessi sentimenti che muovono l’associazione di Iniziativa Donna. Ilaria Scarcella
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