ABBIATEGRASSO – “Abbiategrasso, il nome più bello che ci sia al mondo, penso che nessun paese possa vantare un nome così simpatico che mette di buon umore”. Con queste parole Carlo Cracco, illustrissimo chef di Creazzo, nonché noto personaggio televisivo, conduttore e temutissimo giudice di Masterchef e Hell’s Kitchen, esordisce sabato 4 luglio, durante l’evento “Embrace Nepal. Chefs for Charity” svoltasi nell’ex Convento dell’Annunciata di Abbiategrasso. Il volto “food” televisivo più amato dai telespettatori racconta davanti ad un pubblico “accaldato” in un pomeriggio estivo del suo libro “Dire, Fare, Brasare” uscito il 12 novembre scorso, suddiviso in 11 lezioni principali e complementari, ognuna attentamente analizzata e descritta, con l’aggiunta di 40 ricette presentate in ordine crescente di difficoltà. “Conoscere appieno le tecniche di cottura, enfatizzare il sapore dei cibi, capire il funzionamento degli strumenti utilizzabili nelle cucine casalinghe, aver palato” questa sarebbe l’equazione per creare dei buoni piatti. Troppo spesso un buon cibo viene rovinato in seguito ad una cottura sbagliata, ecco perché è indispensabile capire come funzionano le pentole e come adattare le tecniche in base all’alimento da cucinare. Affronta vari temi, partendo dall’errore comune più diffuso, ovvero “Utilizzare pentole fredde, mettere la pentola sulla piastra e cucinare senza pensare che si scaldi. Le pentole vanno scaldate e unte con olio o grassi analoghi, per permettere agli zuccheri della carne di caramellizzare e inebriare i nasi con il tipico profumo di arrosto”. Sembra un processo banale, ma è fondamentale. Molti processi entrano in automatico nel quotidiano, senza pensare che utilizzando strumenti diversi potrebbero dare una resa maggiore. Aggiunge inoltre che “Abitiamo in una zona fortunata seppur industriale, improntata ancora sull’agricoltura, con produzioni e coltivazioni eccellenti. La materia prima, buona, ci aiuta a mangiare sano, quindi a mangiar bene, grazie all’utilizzo dei cosiddetti prodotti a km 0. Occorre stimolare e incrementare agricoltori e allevatori del territorio circostante per ottenere prodotti genuini, rispettando il corso naturale delle stagioni e soprattutto la biodiversità che caratterizza la Lombardia e il nostro paese in generale”. Puntualizza che per fare il suo mestiere bisogna essere “non proprio normali” poiché il caldo, una temperatura costante di 45° durante il servizio e spazi piccoli potrebbero a volte provocare “danni cerebrali!” Il libro si pone quindi come una scuola di cucina che spiega come si “fanno le cose”, trucchi e processi ben precisi che bisogna conoscere e mettere in pratica se anche noi, cuochi casalinghi, un giorno sognassimo di poter partecipare ad un concorso televisivo di “alta cucina”. M.V.
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