GAGGIANO – Gaggiano piange Luigi Pozzi, una “colonna” della Freccia Azzurra 1945, scomparso premuaturamente. All’ultimo saluto, sabato 14 aprile, c’erano più di 500 persone, molte soro rimaste fuori dalla chiesa, nonostante don Piercarlo Fizzotti abbia fatto accomodare gente anche dietro all’altare maggiore e ai lati.
Tra i moltissimi presenti anche ex gaggianesi, che hanno militato negli anni passati nella storica società sportiva di cui Pozzi era una “Bandiera”. Grandissimo e percepibile lo sconforto dei dirigenti, accompagnatori e di tutti i tesserati. Marco Pavesi, presidente della Freccia Azzurra 1945, ha letto in chiesa durante l’omelia questo testo per ricordare Luigi Pozzi: “Ciao Zio!
Capitano, mio capitano! Chi non si ricorda questa famosa citazione tratta dal film L’attimo fuggente. Questo eri e sarai sempre per noi della Freccia Azzurra. Un capitano in campo e fuori, poi un allenatore, un dirigente che fino ad un mese fa scendeva ancora in campo coi ragazzi. Quella fascia di capitano che hai tramandato a tutti i capitani della prima squadra, da te stessa indossata e che porti via con te oggi, non è semplicemente un pezzo di stoffa rossa che si infila prima di una partita e si toglie alla fine. No quella fascia di capitano tu l’avevi tatuata sul braccio e la maglia della Freccia Azzurra ce l’avevi tatuata sul cuore. La tua vita e la tua presenza esprimevano tutti quei valori che noi oggi ci sforziamo di far passare agli atleti, ai loro genitori, a volte anche agli allenatori e ai dirigenti, mentre tu con calma e tranquillità non ti facevi tutti questi crucci, a te veniva naturale perché tu lo spirito della Freccia Azzurra lo vivevi da dentro.
Quindi capitano grazie. Una semplice parola composta da sei lettere che al giorno d’oggi sembra quasi sparita dal vocabolario di molti. Quante volte ripetevi col tuo vocione ‘oooo prego’ per riprendere quelli che non ringraziavano. Allora oggi caro Gigi, dopo averti detto la mia da presidente, ti riporto la testimonianza delle parole più ricorrenti (molte delle quali scritte sui social) con cui, chi ti ha conosciuto, ha voluto salutarti e che cominciano con le sei lettere della parola grazie:
G di GRANDE, non solo per il tuo fisico imponente ma per la tua grandezza d’animo.
R di RICONOSCENZA: sono in tanti quelli che hanno usato questo termine e tanti qui oggi ti sono immensamente riconoscenti per il servizio che hai svolto nella nostra Freccia Azzurra.
A come AMORE: i ‘ti voglio bene’ scritti da molti ragazzi sulle loro bacheche di Facebook senza alcuna vergogna, in maniera genuina proprio come eri tu. Io aggiungerei anche la parola accoglienza. Sei stato la faccia della Freccia Azzurra, la prima persona con cui si entrava in contatto varcata la soglia del Moschino. Ancora prima di essere accolti dagli allenatori e dai compagni si veniva accolti da te e dal tuo sorriso.
Z come ZIO. I ragazzi della prima squadra ti hanno salutato con un ciao zio Gigi a significare che i legami che hai saputo creare andavano ben oltre alla mera attività sportiva.
I come INCREDIBILE: l’incredulità alla notizia della tua dipartita, in tanti ci sono rimasti male. Poi incredibile è diventato un aggettivo per definirti. Qualcuno ha scritto ‘una persona incredibile come il Gigi non l’ha incontrerò mai più’.
E come EDUCAZIONE: quella strana parola che molti hanno dimenticato o fanno finta di dimenticarsi, un termine strettamente legato alla parola grazie con cui ti stiamo salutando. Sei stato educatore vero, tu ci hai visti crescere così come noi ti abbiamo visto invecchiare, anzi diventare un giovane anziano (come dicevi tu), ma siamo tutti onorati di essere stati educati da uno come te.
Ciao capitano”. (Foto di A. Varieschi).
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