ABBIATEGRASSO -L’Eco ha ospitato in una diretta Facebook Loredana Casucci Pravettoni, la madre di Ricky, che ha scritto un romanzo autobiografico che racconta la sua vita e della sua bella famiglia, il marito Mauri che definisce un uomo timido e buono, un sostegno sicuro, che ha cercato di proteggere tutto il nucleo familiare ma soprattutto lei, la moglie, un vulcano sempre pronto a esplodere, una guerriera per il suo Ricky, risultato autistico, l’altro componente della famiglia è Debora, una figlia fantastica che ha dovuto fare i conti con una realtà non facile, come quella di avere un fratello autistico, quindi difficile da comprendere e da gestire. Autismo, come ha scoperto questo termine? “Casualmente, osservavo mio figlio crescere in modo molto diverso dalla primogenita e, casualmente, visitando mia figlia per altri problemi di salute, una dottoressa abbiatense, con un pensiero molto avanti, mi ha nominato per la prima volta la parola autismo. Ci è crollato il mondo. Anche perché a quei tempi, 22 anni fa, questa parola era sconosciuta, la medicina non aveva terapie e quel che proponeva era inutile e inadeguato. Passava il tempo, facevamo continue visite, tante parole ma nessun suggerimento utile”. Loredana è una mamma speciale, perchè non si è mai arresa e ha sempre deciso di sperimentare quello che riteneva utile per il suo Ricky, andando contro anche a consigli e teorie di medici che, contrariamente a lei, forse hanno sperimentato pochi rapporti diretti con ragazzi autistici. La sua vita, come quella di tutti, è un’altalena, momenti di scoramento si alternano a momenti positivi, quali sono stati i momenti più bui e quali quelli in cui si è riaccesa la speranza? Leggendo quanto ha scritto, ci si rende conto che ha voluto dare a Ricky ogni opportunità, rischiando e affrontando delusioni. Ricky deve molto alla sua pervicacia, al suo non fermarsi mai che gli ha permesso grandi conquiste. “I momenti bui sono stati tantissimi, essere lasciati a navigare soli, il non aver avuto nessuno a dare risposte… Svegliarsi la mattina e vedere un animaletto che sta lì, non fa nulla, non parla, non si muove, fa versi, dondola e tu non sai cosa fare per lui. Questi tra i momenti più dolorosi per chi vive queste situazioni, io non sono stata capace di stare ad aspettare e ho cercato una soluzione. Non credevo a tante cose che mi dicevano, la mia reazione è stata potente e un po’ sopra le righe e non mi sono mai fermata davanti a nulla, né nei momenti vincenti né quando sbattevo davanti ai muri e mi dovevo leccare le ferite. Lo sport è stato un mezzo per raggiungere grandi risultati, ne parlo nel libro perché lo sport è stato importantissimo per Ricky, per la socializzazione. Non solo il golf, facciamo gli sport più economici dal nuoto alla bicicletta, quante pedalate! Qualsiasi sport, attività all’aria aperta, spazi, silenzi, sono fondamentali per un autistico. Nonostante abbia incontrato grosse barriere anche ad Abbiategrasso nello sport, ho sempre cercato persone adatte, non mi sono fermata davanti a un no, ci sono persone incapaci e menefreghiste ma c’è anche chi anche con un piccolo intervento fa la differenza e ci può fortificare. Come l’incontro con il dott. Lucio Moderato quando navigavo a vista, è bastato incontrare lui che ho scoperto pensarla come me sull’autismo, per capire che ero sulla strada giusta e dovevo andare avanti così. Un fortissimo riferimento, l’empatia che lui dava mi ha rassicurata e resa più forte”. Oggi Ricky è un fotografo molto apprezzato. Si è scoperto che la fotografia è la sua voce. Ci racconti l’ultima parte di questa fantastica storia. “L’autismo è una sindrome e parla per immagini, questi ragazzi comunicano grazie a delle sequenze, questo mi ha fatto riflettere sulla scelta delle scuole, mi premeva normalizzarlo, fargli condividere con gli altri ragazzi. Dopo varie peripezie nelle scuole statali di cui parlo nel libro, ho pensato che la fotografia avrebbe potuto aiutarlo. Durante il percorso scolastico Riccardo si è aperto, dandoci piccoli indizi per capire le sue peculiarità. Dopo la scuola superiore ha frequentato un corso di fotografia, alla ricerca di un inserimento, per attivare un progetto di lavoro perché quando questi ragazzi crescono, dobbiamo pensare al loro futuro, che non ho mai pensato racchiuso in un istituto magari a fare lavoretti come mi avevano prospettato quand’era piccolo. Un futuro anche se non in totale autonomia ma perché la sua vita abbia un significato, svegliandosi alla mattina con qualcosa da fare. Fare il fotografo e parlare per immagini per lui è facile, quindi ho indirizzato tutte le mie e sue energie in questo progetto”. E con grandi risultati… “Sì. La Federazione Golf per il 2° anno l’ha nominato fotografo ufficiale agli Open d’Italia e ultimamente dopo una mostra in Regione ha lavorato anche per la Scala di Milano in occasione del Premio Internazionale Lombardia e Ricerca. E’ importante che faccia il suo lavoro seriamente, non perché autistico ma come professionista”. C’è genialità in questi ragazzi, ha detto che ragionano per sequenze, vedi anche la musica… “Sì perché la loro mente è libera”. Il libro scritto con un carattere particolare che agevola la lettura, si trova online presso Mondadori, Feltrinelli, Amazon, You can print e PayPal. Enrica Galeazzi
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