TREZZANO S/N – L’Unesco ha dichiarato il 2015 “Anno Internazionale della Luce e delle Tecnologie basate sulla luce”. Il Comune di Trezzano sul Naviglio ha collaborato con la scuola di pittura “Arte e Arti”, con il Patrocinio di IYL2015 (International Year of Light) e di Coordinamento Ricerca Fotonica Italiana. Fortemente voluta dall’assessore alla Cultura Valerio Grassi, l’iniziativa è stata divisa in due. Sabato 12 presso il Punto Expo’ di via Veneto, l’artista Franco Migliaccio ha trattato il tema della luce nell’arte, mentre sabato 19 alle ore 17 la luce verrà trattata dal punto di vista scientifico grazie all’Ing. Antonio Raspa. I legami tra Arte e Scienza sono tuttavia già emersi nel primo appuntamento, avvenuto alla presenza del Sindaco Bottero, con grande successo di pubblico. Riportiamo di seguito un piccolo sunto della conferenza. Migliaccio, pittore e Docente di Storia dell’Arte presso la Libera Accademia di Belle Arti di Brescia (LABA), Maestro della scuola di disegno di Trezzano, ha spiegato il motivo per il quale nell’arte la luce svolge un ruolo fondamentale: permette di percepire la realtà, potendola così rappresentare. Anche quando l’occhio è ingannato dalla luce, che rende scintillante l’acqua del mare grazie ad un complesso fenomeno percettivo. La luce permette la percezione tridimensionale degli oggetti con le loro ombre. La luce che crea le ombre ha generato una vera e propria Teoria delle ombre, indispensabile in pittura per aumentare il senso di realismo, di pathos e di profondità nei disegni. Il valore simbolico della luce ha permesso di evocare l’idea del “Bene” che vince il “Male”, l’idea del divino: gli sfondi dorati, le aureole sulla testa dei santi, la luce emanata dal bambin Gesù e da Gesù adulto, Colui che ha annullato le tenebre, la stessa “vocazione”. L’uso delle ombre, e quindi della luce, per creare scene altamente drammatiche ha avuto nella Storia dell’Arte un grande Maestro che è Caravaggio, mostrato più volte dal Maestro Migliaccio come esempio. L’effetto è tale che se decidessimo di illuminare completamente il dipinto di Caravaggio “Vocazione di San Matteo”, distribuendo uniformemente la luce, la scena perderebbe tutto il pathos che tanto ci affascina. La “luce”, forte come quella di un riflettore, investe il gruppo di persone ritratte nel quadro; alcuni si accorgono della presenza della luce con qualche reazione di stupore, ma solo Matteo risponde, solo lui viene “cambiato” da questa provocazione. La luce, quindi, usata per esprimere la Grazia divina che illumina uno dei prescelti, irrompendo nella vita all’improvviso, squarciando le tenebre. Se Caravaggio utilizzava la luce di un gran numero di candele e lavorava in uno studio dalle pareti rivestite di nero, gli artisti contemporanei hanno a disposizione ben altre tecnologie: led, laser, fibre ottiche e i neon che rendono possibili le sperimentazioni di Lucio Fontana con la luce nera.
Valentina Bufano
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