ABBIATEGRASSO – Ezio e Gabriele sono i due apprezzati baristi de “La casa del caffè” di piazza Marconi, entrambi mariti e padri, Ezio di Andrea 18enne e Gabriele di Nicole di 11 mesi. Ogni giorno si relazionano con moltissimi clienti, la maggior parte donne con cui nel tempo costruiscono rapporti di amicizia e confidenze. Rivolgiamo loro le domande di Iniziativa Donna e della Commissione Pari Opportunità, in preparazione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
- Perché ha accettato l’intervista o meglio ha accettato di condividere un pensiero, di rendersi utile agli altri per migliorare luoghi comuni di pensiero?
Gabriele: “Perché si spera che migliori questo aspetto della vita di molte donne e avendo avuto da poco una bambina penso soprattutto a quello che sarà il suo futuro e a chi incontrerà”. Ezio: “Perché ascoltando le esperienze di tante clienti mi sembra opportuno che si affronti con maggiore serietà questo argomento”.
- Come agisce nella sua quotidianità per evitare che si verifichino fatti di violenza?
Gabriele: “Soprattutto parlandone e invitando a denunciare e a non subire qualsiasi atto di violenza, fisica e psicologica e chiedere aiuto, frequentare corsi di autodifesa per affrontare con maggiore sicurezza uscite serali, sole o tra amiche”. Ezio: “Sono da sempre convinto fin da ragazzo che tutto si può affrontare con il dialogo, non ho mai dato uno schiaffo a una donna neanche per scherzo. Il rispetto e il dialogo devono essere alla base di ogni rapporto”.
- Le è capitato di avere a che fare con donne maltrattate? Se sì come ha reagito, come le ha aiutate e come si è comportato nei confronti dell’aggressore?
Gabriele: “ Non mi è mai capitato di essere coinvolto personalmente ma avendo fatto il servizio civile presso ragazze madri soprattutto maltrattate, abbandonate e in situazioni di grave disagio causato dai loro partners, ho costatato che l’aiuto psicologico è fondamentale per aiutarle a rientrare in una normalità. Non ho mai avuto rapporti con gli aggressori, o meglio, in questo momento mi torna in mente un episodio a cui ho assistito quand’ero ragazzino. Ero nel negozio di mia madre quando abbiamo visto lì davanti una ragazza malmenata da un uomo, l’abbiamo fatta entrare, la ragazza, straniera, ci ha raccontato che l’uomo la perseguitava perché voleva farla prostituire, lo stesso da fuori ci minacciava. Mia madre non ha mostrato timore e l’ha redarguito”. Ezio: “Non ho avuto esperienze dirette ma provo disagio ogni volta che leggo o assisto a servizi che riguardano atti di violenza sulle donne. Ci rimango male e si mi trovassi coinvolto in una situazione reale non so in quel momento come reagirei nei confronti dell’aggressore”.
- Quali sono le azioni che si possono mettere in campo per arginare questa piaga sociale?
Gabriele: “Bisogna partire dalle famiglie e quelle che non sono in grado di educare i figli al rispetto occorre aiutarle a loro volta e ai bambini dare una formazione adeguata a scuola per sopperire là dove la famiglia è problematica di per sé. Ritengo importanti anche i corsi di autodifesa per le ragazze e contemporaneamente corsi di educazione civica e sentimentale per i ragazzi. Penso che l’istallazione di telecamere in più zone di ogni città possa servire sia per vigilare rispetto ai furti che per rendere più sicure le donne”. Ezio: “Anch’io sono d’accordo che l’educazione al rispetto debba iniziare fin da piccoli ma più delle parole che per altro possono ferire profondamente, non solo quindi la violenza fisica, credo che contino più i comportamenti tra i genitori, sono quelli che forniscono il modello di vita ai nostri figli. I figli sono lo specchio della famiglia d’origine”. Enrica Galeazzi
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