L’articolo “Menù vegano per tutti a scuola?”, pubblicato sul numero scorso del giornale, ha suscitato una levata di scudi contro l’autore del pezzo, accusato di non conoscere l’argomento trattato, e in difesa dell’alimentazione vegana, che in realtà non veniva messa sotto accusa. L’intento non era quello d’informare i lettori sugli stili di vita e sulle scelte etiche di vegetariani e vegani, compito che si lascia volentieri a chi è più esperto in materia. L’articolista, infatti, non intendeva certo scrivere un trattato sull’argomento, ma semplicemente dar voce al disagio di alcuni genitori i cui figli a scuola, in mensa all’ora di pranzo, si trovano ogni giorno davanti piatti inseriti in un menù non certo vegano, visto che la carne è presente qualche volta, ma che “rasenta”, assomiglia cioè al menù vegano/vegetariano, visti i piatti citati come esempio, in cui verdure e legumi sono presenti in abbondanza. Nell’articolo si parlava delle difficoltà dei bimbi più piccoli di fronte a piatti non tradizionali e, di conseguenza, delle perplessità dei loro genitori e della loro preoccupazione se i figli dovessero saltare il pasto. E si concludeva auspicando che questa “rivoluzione alimentare”, destinata ad entrare nelle scuole, secondo le indicazioni dell’ATS, venga gradualmente applicata e nelle diverse realtà scolastiche si discuta e si collabori tutti, operatori e genitori, nell’elaborazione di menù che possano essere più salutari ma anche maggiormente graditi ai piccoli utenti. Nessuno è stato ridicolizzato, il tono dell’articolo era serio e pacato. Ben vengano altre opinioni in merito, che saranno ospitate sul giornale. Discutiamone pure, ma evitiamo toni stizziti ed eccessi, che non appartengono né all’articolista né al giornale. M.B.
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