ABBIATENSE – Dopo lo choc nell’apprendere che la strage della funivia non è dovuta a un destino crudele, a un incidente improvviso e imprevedibile ma dall’avidità di persone che hanno anteposto l’interesse economico alla sicurezza e tutela di vite umane, un nuovo scandalo ci colpisce come un pugno allo stomaco, quello dei campi concimati consapevolmente con veleni. Veleni che hanno portato molti milioni di euro nelle tasche di Giuseppe Giustacchini, della WTE, società bresciana con tre stabilimenti e diversi complici tra i dipendenti e non solo. Con Giustacchini, detto “il re dei fanghi”, sono 15 gli indagati nell’inchiesta dei Carabinieri Forestali. Agli agricoltori venivano fatte proposte allettanti, si offriva di spargere sui loro terreni “il fertilizzante” a basso costo, compresa l’aratura, sollevandoli anche di questa incombenza. In realtà si trattava di un traffico di rifiuti pericolosi con sostanze inquinanti come metalli pesanti, idrocarburi, cianuri e arsenico.Una condotta criminale che trovava collaborazione e complicità anche tra chi ha il compito di tutelare l’ambiente come l’Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, indagato in questa inchiesta è infatti anche il direttore di Aipo. Lo spargimento dei fanghi non depurati mette in forte pericolo la salute, ne erano pienamente consapevoli i criminali che si sono arricchiti con questa pratica, uno degli indagati, intercettato dice: “Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuto sui fanghi…” Consapevole quindi di bambini e non solo, che rischiano un tumore. 150.000 tonnellate di veleni trasportati con ca. 5.000 tir in cambio di milioni di euro, sparsi anche tra Robecco, Boffalora e Magenta, su campi che risultano contaminati, crimini sempre più diffusi che compromettono la salute dei cittadini per sete di denaro. Immorale e inaccettabile. E.G.