ABBIATEGRASSO – Ogni giorno apprendiamo nuovi fatti di cronaca che riguardano omicidi di donne da parte dei loro compagni di vita, più raramente per opera di sconosciuti. Una gelosia cieca, una rabbia non gestita, il desiderio accecante di un possesso esclusivo, continuano ad armare molte mani maschili che causano morte e dolore. Un mare di dolore per la vita annientata e per chi rimane, famiglie distrutte, orfani che devono elaborare drammi difficili da superare. Ma anche quando non si arriva alla tragedia, in molte famiglie considerate ‘normali’ in realtà i rapporti non sono affatto da considerarsi normali se volano schiaffi, se ci sono pressioni psicologiche, se non c’è rispetto, libertà di espressione, parità di genere. Risulta sempre più importante parlarne, affrontare l’argomento soprattutto con gli uomini, le testimonianze maschili che riportiamo vogliono essere un punto di partenza. Questa settimana rivolgiamo a Ivan le domande preparate da Iniziativa Donna e la Commissione Pari Opportunità. Per prima cosa gli chiediamo di presentarsi. “Sono Ivan, lavoro come operatore in una comunità educativa e ho lavorato molti anni in un doposcuola, scrivo fiabe per adulti e bambini che uso al lavoro per aiutare a parlare del ‘misterioso’ mondo delle emozioni e alcune ho avuto la fortuna di pubblicarle su un sito specializzato. Ho collaborato con varie associazioni prestando le mie storielle a vari progetti sociali”.

1)  Perché ha accettato l’intervista o meglio ha accettato di condividere un pensiero, di rendersi utile agli altri per migliorare luoghi comuni di pensiero?

“Ho accettato di partecipare a questa iniziativa perché credo sia fondamentale sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica su un tema così importante e spesso trattato con ‘leggerezza’”.

2)   Come agisce nella sua quotidianità per evitare che si verifichino fatti di violenza?

“Io credo che mantenere la calma sia sempre il modo migliore per affrontare le situazioni a rischio: non parlo di una discussione con gli amici al bar, ma di situazioni dove la rabbia può veramente sfociare nella violenza fisica. Spesso mantenere la calma e la lucidità e riuscire a separare i due ‘contendenti’ evita che il peggio accada… certo non è facile, perché la rabbia è un’emozione molto potente”.

3)   Le è capitato di avere a che fare con donne maltrattate? Se sì come ha reagito, come le ha aiutate e come si è comportato nei confronti dell’aggressore?

“Sì, mi è capitato spesso per via del mio lavoro di educatore, ho imparato che in genere il maltrattamento è frutto di una storia molto più complessa… spesso sento tanti luoghi comuni: ‘ma non poteva lasciarlo prima? Ma perché ha subito cosi tanto? Forse un po’ se l’è cercata’… il problema è che il maltrattamento spesso è l’ultima di una lunga serie di violenze che queste donne hanno subito fin dall’infanzia… spesso la violenza domestica è considerata ‘normale’ nel contesto socioculturale in cui sono immerse, ed è per questo che riuscire a trovare dentro di sé la forza di dire basta  è un atto di estremo coraggio”.

4)   Quali sono le azioni che si possono mettere in campo per arginare questa piaga sociale?

“Credo che campagne di sensibilizzazione come questa siano importanti, ma ancora più importante sarebbe riuscire a trasmettere l atteggiamento del non giudizio, perché spesso (e non solo per quanto riguarda la violenza sulle donne) il giudizio degli altri, che non passa solo dalle parole ma dall’atteggiamento in generale, è ciò che ferisce di più queste donne e ne rende difficile il reinserimento in società”. E.G.