L'eco della città

Un’estate tragica, il ricordo del ponte Morandi dell’ing. Castoldi

ABBIATENSE –  Il mese d’agosto è ancora il mese delle ferie per eccellenza. Anche se un po’ più distribuite da giugno a settembre infatti e, a causa della crisi che si protrae, sono sempre più brevi, il periodo clou è in agosto e in particolare nel periodo di Ferragosto il flusso dei vacanzieri è al massimo. Non è difficile immaginare l’aspettativa durante il “viaggio”, per raggiungere persone care o in loro compagnia, arrivare nei luoghi scelti per la villeggiatura. Con questo animo erano partiti anche gli sfortunati che si sono trovati alle 11.36 alla vigilia di Ferragosto su quel cavalcavia a Genova e lì sono stati fermati da un destino crudele. Ovunque fossimo, in Italia o all’estero la mattina della tragedia ci ha raggiunti e la festa del 15 agosto è stata pervasa da grande mestizia. Quegli enormi massi che hanno trascinato, schiacciato, sepolto tante auto con i loro passeggeri hanno pesato come macigni anche sui nostri cuori. Dolore innanzitutto a cui si sono aggiunti incredulità ma anche rabbia via via che arrivavano notizie di allarmi, di richieste e dubbi inascoltati. Del ponte Morandi hanno parlato e parlano in molti, tra le testimonianze quella dell’ing. Fabrizio Castoldi, presidente BCS, che ricorda: “Nel ’67 da studente di Ingegneria ho partecipato con altri ragazzi all’inaugurazione del ponte che definimmo subito ‘una mostruosità’, un’opera che considerammo subito sbagliata strutturalmente. L’ing. Morandi aveva brevettato il cemento compresso, con cui aveva realizzato i tiranti, in acciaio all’interno, ma acciaio e cemento hanno una diversa dilatazione, un abbinamento quindi sbagliato. Da allora, ogni volta che mi capitava di attraversare quel ponte, istintivamente acceleravo…” Una tragedia annunciata pare, secondo molte voci autorevoli. Giusto cercare di arrivare a stabilire cause e responsabilità ma occorre anche cambiare rotta, non attendere sempre che succeda l’irreparabile ma “riparare” prima. Intervenire, come succede in molti Paesi europei e non, con cura e manutenzione costanti, opere pubbliche realizzate al meglio e non in economia per alzare i profitti. Cambiare si può, si deve. Occorre farlo ovunque in Italia sia per le piccole che per le grandi opere, occorre un grande sforzo da parte di tutti, politici, imprenditori, controllori… prima che sia troppo tardi, prima che tutto crolli. E.G.

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