ABBIATEGRASSO – La XXVII edizione delle “Domeniche Letterarie” ha ospitato, domenica 26 febbraio alle 10.30 presso il Castello Visconteo, Alessandro Bongiorni, che ha presentato il suo ultimo libro “Favola per rinnegati”. Francisca Abregù Lopez e Gabriella Cavanna hanno intervistato piacevolmente l’autore del romanzo. Alessandro Bongiorni è nato a Milano nel 1985 e si è laureato in Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso l’Università IULM.
È giornalista pubblicista e ha svolto diversi lavori nel campo dei media. In quest’ultimo romanzo vuole raccontare la solitudine insita nell’essere umano senza nominare effettivamente questa parola dal significato profondo e a volte crudele. In psicologia il termine ‘solitudine’ è accostato al significato d’isolamento. Una persona può rimanere isolata per mancanza di empatia, per sociopatia o per altri disturbi, come problemi legati alla costruzione di relazioni, a causa di eventi accidentali o scelte di qualcuno incontrato nella vita.
È comunque una condizione che può sfociare, nella peggiore delle ipotesi, in atti violenti o trasformarsi in odio. Nella società odierna le manifestazioni di questo odio nascente possono trovare sfogo sul web, con grave pericolo per tutte le persone, ma soprattutto per i giovani. La rabbia derivante da tale odio può portare l’individuo a organizzare stragi e commerciare armi. Il discorso diventa sempre troppo complesso quando si parla di traffico d’armi per discuterne qui. Le persone sono pertanto invitate a leggere il libro e riflettere sul messaggio che l’autore vuole mandare con le sue parole. “Favola per rinnegati” inizia raccontando di una carneficina compiuta da due ragazzi, davanti a un locale alla moda di Milano, trucidando otto persone a colpi di Kalashnikov.
Il vicecommissario Rudi Carrera, che corre sul posto, è anch’egli una persona ruvida e sull’orlo dell’autodistruzione. I personaggi rappresentano persone che non hanno più niente da perdere. I ragazzi, poco più che ventenni, timidi e incensurati, usano un fucile d’assalto, ma non possono certo avere un movente per uccidere a sangue freddo altri esseri umani. Anche il poliziotto indaga con l’accanimento di chi non ha più nulla da perdere. Nel libro si evidenzia una società avida e senza scrupoli, che nasconde ramificazioni insospettabili, in un ambiente di scura cronaca quotidiana.
Quello che l’autore chiama “la grande bestia” è un concetto non ben spiegato nello svolgersi dei fatti, ma intende permettere al lettore un certo lavoro d’introspezione. Ognuno ha nascosto nel proprio essere un lato oscuro che può uscire allo scoperto se stimolato da cause particolari. I sensi di colpa e l’autodistruzione sono parte essenziale dei libri di Alessandro Bongiorni e portano alla creazione di storie terrificanti dal lato umano, ma danno anche la possibilità di pensare a come viviamo il progresso nella vita quotidiana.
I contenuti del World Wide Web, nelle reti di condivisione di dati, sono un potentissimo strumento di comunicazione per chiunque usa un computer. La loro diffusione non è solitamente illegale, ma i contenuti possono anche essere illeciti. Tale sistema è stato studiato per compromettere l’educazione dei ragazzini e per rendere difficile il controllo da parte degli adulti intorno a loro. La presentazione di questo libro, di genere noir, era alleggerita dalla presenza di un musicista e cantante che ha riproposto canzoni storiche milanesi, come “La ballata del Cerutti” di Giorgio Gaber e un brano di Enzo Jannacci dal titolo “Faceva il Palo”. La prima racconta la storia di un giovane dall’esistenza apparentemente ordinaria, scansafatiche, diventato ladro spinto da quella noia che nasconde la depressione dell’animo umano.
Nella seconda il protagonista vive in un quartiere storico di Milano e lavora come palo in una banda di rapinatori che “l’ha vist nagott, ma in cumpens l’ha sentu nient, perché era sguercio e perché l’era il so mestè” non conoscendo altro modo di vivere. Laura Cittar