ABBIATEGRASSO – Anna Masserini, legale rappresentante dell’azienda di famiglia, è stata coinvolta in una vicenda giudiziaria a dir poco assurda che nei giorni scorsi si è finalmente conclusa. Come da tradizione, dal 1959 l’azienda produce lamine sottilissime in oro e in altri metalli pregiati, destinati ad artigiani e restauratori. Come richiesto da una ditta iraniana che si occupa di restauri, il 15 dicembre 2015 via Dhl, dall’aeroporto di Orio al Serio, è stato spedito un campione di 10 foglietti di una lega di rame e zinco, ciascuno di 14 x 14 cm, sottili 0,001 millimetri. Questo è bastato a mettere nei guai la rappresentante abbiatense, fino a farle rischiare fino a 8 anni di carcere. Infatti quel mini pacchetto del peso complessivo di circa 150 grammi comprensivo dell’imballo dei fogli e del pacco per la spedizione, perciò il peso netto era di circa 1 grammo e del valore di 10 euro, spedito in Iran è stato a posteriori, dopo che è stato inviato, considerato da un addetto alla Dogana che l’ha segnalato all’autorità giudiziaria, una violazione all’embargo del 2010. Embargo che ha messo il veto su metalli come il rame che possono essere usati per la fabbricazione di reattori nucleari. La “scoperta” per altro è stata semplice, infatti l’imprenditrice aveva corredato la spedizione con un’accurata descrizione del contenuto: “fogli e nastri sottili in leghe di rame” con un apposito codice identificativo. Il pm, nonostante la memoria difensiva presentata dall’avvocato che metteva in luce l’assurdità dell’accusa, i rapporti precedenti con lo stesso restauratore a cui era stato inviato un campione di fogli di ‘oro matto’, lo stesso che in molti abbiamo magari gustato sul risotto, ha ritenuto di processare l’imprenditrice. L’udienza dell’11 gennaio 2017 ha finalmente chiuso la tragicomica vicenda con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Un sospiro di sollievo per l’imprenditrice dopo più di un anno di inutili disagi, spese legali, tempo dedicato, inquietudine per il rinvio a giudizio nonostante la consapevolezza di non aver compiuto nessun reato. Un ‘abbaglio’ che nessuno risarcirà, vittima di una giustizia che talvolta fatica ad essere tale. L’abbiatense Anna Masserini commenta così: “Certo è stata un’esperienza kafkiana, durata un anno. Risoltasi grazie alla professionalità e alla tenacia del mio avvocato che ha studiato a fondo la materia, estremamente tecnica e complicata, dimostrando che la mia esportazione non era assolutamente illecita. Riconosco la preparazione del GUP che, dopo aver esaminato con attenzione gli atti, ha deciso per la piena assoluzione. Questo mi ha ricaricata e mi ha convinto che, dopotutto, in questo Paese si può provare a continuare a fare impresa, nonostante tutto, nonostante i mille problemi e le ottusità”. Enrica Galeazzi