ABBIATEGRASSO – Sullo scorso numero abbiamo fornito un aggiornamento sugli ultimi restauri della quadreria dei prevosti di Santa Maria Nuova. Abbiamo ripreso in diretta la bella cerimonia di consegna in basilica dove però purtroppo l’audio era pessimo. Abbiamo chiesto allora alla restauratrice Anna Valeria Soragna di fare il punto sull’iniziativa, ha dichiarato: “Siamo giunti al terzo anno con i restauri dei ritratti della Quadreria della Basilica di Santa Maria Nuova, effettuati con le colleghe Giovanna Colombo e Veronica Sfondrini nel laboratorio aperto al pubblico nella chiesa di San Bernardino. Il 7 ottobre scorso abbiamo presentato i restauri dei prevosti Giovanni Paolo Bellino, Paolo Gerolamo Origone e Giuseppe Raimondi (firmato Luigi Morgari, 1857 – 1935). Il primo è stato finanziato da Marco Rognoni e dalla figlia Francesca in memoria di Carmen Ticozzi, il secondo da Giuseppe, Marco, Paolo e Maria Pia Oldani, mentre il terzo è in attesa di finanziamento. Come nel 2017 per i restauri del ritratto di San Carlo, anche la rimozione della ridipintura stesa sull’area di fondo nel ritratto del prevosto Bellino ha messo in luce uno stemma e un’iscrizione riferibili a un altro cardinale Trivulzio: Antonio II (1514 circa – 1559). La rilevanza del dato emerso ci ha spinto a richiedere indagini diagnostiche, che permettono l’analisi delle stratificazioni presenti sui dipinti senza comprometterne la conservazione. In base ai risultati dell’analisi stratigrafica del campione di strati pittorici, prelevato in corrispondenza dei toni azzurri di una manica della veste del prevosto, si è ottenuto un dato molto importante: in stratigrafia leggiamo tracce di velature realizzate con blu di Prussia. Di questo pigmento artificiale si conosce con precisione la storia. Scoperto in Germania nel 1705, in Italia i primi ad usarlo sono stati i pittori veneti, non prima del 1716. Questo porta dunque a concludere che il rifacimento del prevosto Bellino, effettuato sopra il ritratto di Antonio Trivulzio II, è stato certamente realizzato dopo i primi anni del Settecento. Questo collima con le ricerche compiute da Mario Comincini sulle origini della quadreria, come l’analisi del manoscritto del prevosto Angelo Bernasconi, redatto nella metà del Settecento, rinvenuto nell’archivio parrocchiale della Basilica. Sarà certamente molto interessante il proseguimento dei lavori, soprattutto sui ritratti fino ad oggi considerati del secolo XVII, che presentano similitudine per stile pittorico e iconografico, somiglianze che riconducono ad un’esecuzione avvenuta in serie. Ritengo molto proficua e stimolante la sinergia tra professionalità diverse che stiamo vivendo in questi anni come equipe restauro. A questo proposito ringraziamo vivamente Mario Comincini consulente storico del progetto Imagines Memoriae, Franco Mauroner responsabile dell’archivio parrocchiale, Paolo Bensi e la C.S.G. Palladio per la diagnostica. Anna Valeria Soragna”. Durante la presentazione è risultato molto interessante anche il filmato

delle varie fasi del delicato restauro a cura dell’arch. Maurizio Bianchi. Ora, ha ricordato mons. Innocente Binda, mancano dieci ritratti da restaurare servono altri sponsor che possono, singolarmente o insieme ad altri, consentire di terminare il recupero della quadreria che, secondo la Sovrintendenza, è una collezione che sembra essere unica in tutta la Lombardia. E.G.