L'eco della città

Un Galà per poter curare

ABBIATEGRASSO – Un Galà, come dice il termine, è un ricevimento elegante, che promette il meglio e così è stato. Signore in lungo, grande sfoggio di eleganza in ogni particolare, dalle grandi coppe di fiori che ornavano ogni tavolo, tra la cristalleria posata sul candido raso e i raffinati segnaposto a ringraziare uno ad uno i commensali che hanno risposto all’invito di partecipare per sostenere l’Hospice. Perfetta la location nell’ex chiesa dell’Annunciata, con gli affreschi cinquecenteschi del Moietta, ottima la conduzione della serata affidata a Sergio Sgrilli, attore toscano ora anche abbiatense, capace di valorizzare organizzatori e ospiti, e di strappare innumerevoli sorrisi. Presentata al meglio la squadra dei sommeliers Fisar, il team dello chef Dario Guidi dell’Osteria Magenes di Barate di Gaggiano che ha subito stupito e conquistato con il “finto” antipasto, una finta oliva, un finto pomodorino e una finta rapa, ricostruiti perfettamente ma con ingredienti a sopresa. Una delizia per gli occhi e il palato. Subito dopo un mix di tuberi e radici altrettanto sorprendenti e non è stato da meno il “risoelatte” ma con cacao e liquirizia, pregiati i vini di Enoteca Divino L’attesa del piatto seguente veniva colmata da momenti di intrattenimento molto graditi come la toccante lettura della poesia “Lentamente muore” di  Neruda, dell’attore abbiatense Lorenzo Cordara, un invito a vivere pienamente, o le canzoni del duo La Bocca con la splendida interpretazione  di Alessandra Lancini e la musica di Gianfranco Riva. Molto atteso anche il “dolce a sorpresa” di Andrea Besuschio, un nuovo cioccolato e accostamenti inediti. Nel contempo però nessuno dimenticava, neanche per un momento, lo scopo della serata: raccogliere fondi per sostenere l’ambulatorio di cure palliative che l’Hospice di Abbiategrasso sta sperimentando da qualche anno. Un servizio molto importante per chi ha intrapreso un percorso impegnativo e faticoso, dovuto a patologie diverse che ancora non richiedono un ricovero ma cure continue e personale sanitario disponibile 24 ore su 24 anche a domicilio. Un “esperimento” collaudato, un progetto recepito da Regione Lombardia che da 2 anni però, da quando la sperimentazione è ritenuta conclusa, non finanzia più i 90.000 euro necessari. Per questo, come ha dichiarato anche l’ass. Giulio Gallera presente al Galà, in attesa che la Regione metta a sistema, come previsto, questo progetto targato Hospice, da estendere ad altre realtà, sono importanti iniziative di privati e associazioni per sostenere l’ambulatorio di cure palliative. Inutile dire che tutti si augurano che le sue promesse di portare avanti in Regione l’obiettivo di finanziare l’Hospice non vengano disattese, come quelle fatte in passato, di rivedere i progetti relativi all’ospedale Cantù, riaprire il P.S. di notte, insomma prendere decisioni politiche che rispondano davvero ai bisogni del territorio abbiatense. Per ora così non è stato e per questo è rimasto qualche posto vuoto a tavola, un segnale certo non contro l’Hospice, indubbia eccellenza e punto di riferimento per tanti, infatti anche chi ha dichiarato di non partecipare al Galà, come forma di protesta per la presenza dell’ass. Gallera, ha sostenuto concretamente la struttura e ha fatto pervenire il suo contributo anche in questa occasione. Il direttore Luca Moroni si è detto fiducioso di poter annunciare il prossimo anno che l’obiettivo di consolidare l’ambulatorio di cure palliative è raggiunto, lungo l’elenco dei ringraziamenti, a partire da  Consuelo Santoro, Alfredo Campese, Sara Valandro, Luisa Maderna e, a seguire, tanti volontari, imprese, aziende e attività commerciali. Una serata riuscita quella di domenica 10 febbraio, che ha raccolto ca.10.000 euro per assicurare un servizio importantissimo a tante persone che vivono un momento particolarmente difficile di malattia, anche un Galà serve a far sentire loro che non sono soli ma che c’è un posto che li accoglie e cura, questo posto si chiama Hospice e si trova in via dei Mille ad Abbiategrasso. E.G.

 

 

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