ABBIATEGRASSO – La dott.ssa Luisa Castelli è medico, è specializzata in pediatria e lavora per AVSI, la Fondazione ong che dal 1972 realizza progetti di cooperazione in 30 Paesi nel mondo. Ai rotariani abbiatensi la responsabile del Campo Profughi in Libano, lo scorso 7 marzo, ha descritto con il supporto di molte immagini la realtà che vivono 2 milioni di profughi siriani in un Paese, il Libano, di 4 milioni di abitanti, su una superficie di 10.000 kmq. “Ben 2 milioni, il 50% della popolazione – ha affermato la relatrice – quando torno in Italia mi vergogno un po’… Oltre ai campi transitori che si trovano per lo più a sud i 2 terzi dei siriani in fuga sono ospitati in appartamenti sfitti che diventano superaffollati. Colpisce la pulizia dei siriani dentro e anche fuori le baracche, anche dove c’è fango, perché in Libano c’è molta acqua. Degli oltre 2 milioni di profughi molti sono i bambini e molti progetti di Avsi sono di tipo educativo perché si può cambiare grazie all’educazione, imparando ci si  prepara a una vita ‘normale’. Mi occupo di un progetto finanziato all’80% dall’Unione Europea, per far ritornare a scuola i bambini. Il governo libanese ha accolto la proposta e le scuole locali sono aperte ai bambini siriani che frequentano spesso un secondo turno negli stessi spazi. I sistemi scolastici libanesi e siriani sono diversi così come la lingua, i siriani sono anglofoni mentre i libanesi soprattutto francofoni, bisogna aiutare i bambini con corsi di recupero”. I libanesi hanno sofferto a causa di molte guerre, basta ricordare l’invasione israeliana del 1982 o la guerra del 2006, “Ancora oggi – ha testimoniato Luisa Castelli – Israele non si può nominare in Libano”. Le immagini hanno raccontato con dovizia di particolari come si svolgono i corsi per i ragazzi, in tende allestite nei campi dove lavorano i genitori e spesso anche i figli. “Difficile che saltino le lezioni, i bambini hanno desiderio di imparare, molto più che da noi dov’è normale, mentre c’è molto più desiderio dove mancano le opportunità. Vengono allestiti asili per i più piccoli, gli insegnanti si recuperano presso i rifugiati e nei villaggi si affittano appartamenti che si trasformano in aule. C’è anche una particolare attenzione per le donne che seguono corsi per la preparazione del sapone,  cucinano per la mensa  e svolgono altre attività utili a tutta la comunità del villaggio e importanti occasioni di socializzazione. Alle donne sono anche riservate le attività di giardinaggio mentre gli uomini hanno il permesso di svolgere determinati lavori  anche perché la loro condizione di rifugiati può essere molto durevole e se un adulto non può lavorare non  ha dignità”. Il tema dell’accoglienza e della gestione dei profughi è ancora più attuale visto che anche tutti i comuni  dell’hinterland milanese hanno l’obbligo di ospitarne 6 ogni 2.000 abitanti. In attesa del loro arrivo sono state poste domande sull’integrazione. “L’integrazione tra siriani e libanesi è facilitata – ha affermato Luisa Castelli – dalla capacità libanese, nonostante tante vicende travagliate, di tolleranza nei confronti di tutte le confessioni religiose presenti. C’è nell’animo del libanese la convivenza, non ci sono scontri, io mi sento in uno dei Paesi più sicuri, nonostante le contraddizioni. Tutti i siriani sperano di tornare nel loro Paese, quando dovrà accadere inizierà il lavoro più grosso…” il modello di operare di Avsi è  auspicabile anche in Italia dove la stessa ong inizia a collaborare con Caritas e altre realtà con cui presentare progetti consortili utili allo sviluppo sociale. E.G.