ABBIATEGRASSO – Parliamo di un libro non per promuoverne la vendita dal momento che l’edizione cartacea è fuori commercio, ma per la sua straordinaria cura editoriale che lo fa apparire “sontuoso”, come dicono recensori e addetti al lavori. Si tratta del volume: “Dai Pusterla ai Melzi. Il palazzo di Tradate e la quadreria di Legnano”: grande formato, 240 pagine con 260 illustrazioni a colori, per raccontare una storia che inizia alla fine del Seicento, quando il senatore Fabrizio Luigi Pusterla, discendente di una famiglia nobile milanese che per ricchezza nel Trecento era stata seconda solo ai Visconti, fa edificare a Tradate un grande palazzo e lo fa affrescare da diversi pittori (di cui si ignoravano i nomi, recuperati nell’archivio Pusterla finora escluso dalla consultazione), arricchendolo poi con quadri, sculture, stucchi e altro. Dopo soltanto un secolo la famiglia si estingue perché l’ultima discendente sposa il conte Giuseppe Melzi, la cui nipote Barbara si fa canossiana e lascia all’Ordine il palazzo di Tradate e la villa di Legnano con quanto custodiscono, tra cui una biblioteca con migliaia di libri antichi e centinaia di opere d’arte di ogni genere (nel frattempo, per matrimoni, si erano aggiunti anche le eredità delle famiglie nobili Recalcati e Salazar). Questo patrimonio, in gran parte rimasto sconosciuto e quindi con parecchie opere inedite, è oggi conservato nelle sedi dell’Istituto “Barbara Melzi” di Tradate e Legnano e viene studiato e riprodotto nel libro citato, curato da Mario Comincini e con testi, oltre che dello stesso, degli storici dell’arte Paolo Vanoli e Federico Cavalieri (quest’ultimo autore di volumi sulla pittura nell’Abbiatense e sugli affreschi dell’Annunziata) e della storica dell’architettura Alessandra Kluzer (autrice di volumi sulle ville del Naviglio Grande e sui castelli nella valle del Ticino). Kluzer, che insegna al Politecnico di Milano, è figlia di un abbiatense, mentre le fotografie sono del nostro concittadino Maurizio Bianchi, che si conferma essere un maestro in questa arte. Per cui segnaliamo il contributo di questi tre abbiatensi ma anche una bella opportunità per i nostri lettori e cioè poter ricevere il PDF gratuito della pubblicazione richiedendolo alle Canossiane mediante questo indirizzo di posta elettronica: daipusterlaaimelzi@libero.itNe vale veramente la pena, perché in queste pagine, come scrivono le Canossiane nella prefazione, si incontra “la bellezza che sa appagare gli occhi e arricchire lo spirito”. Enrica Galeazzi