ABBIATEGRASSO – Come anticipato, lunedì scorso alle 17, mentre l’Eco andava in stampa, si è tenuta la conferenza stampa convocata dal sindaco per discutere con i giornalisti, onorati della presenza del Presidente Stefano Bignamini, della situazione di Amaga. Il sindaco ha esordito dicendo che l’invito serviva a riportare alla realtà molte divagazioni fuorvianti di questo periodo, “il titolo ‘Crisi Amaga’ di una testata (la nostra n.d.r.) ha fatto allarmismo. Amaga non è in crisi e non è neanche in un momento di particolare difficoltà, come tutte le Partecipate che prima si occupavano della vendita di acqua e gas. Servizi che sono venuti a mancare nel 2013 ma ora altri settori stanno crescendo, Amaga e il Comune stanno creando soluzioni per dare un futuro all’azienda. Ho scelto e nominato Bignamini nel 2012 perché lo reputo la persona migliore per aiutarci in questo percorso. Nel 2013 con il trasferimento del servizio idrico ad Amiacque ci si è adoperati per salvaguardare i posti di lavoro ai dipendenti, il servizio idrico e del gas hanno sempre assicurato importanti flussi di denaro, entrate costanti e cospicue e un riequilibrio non si fa in 2 o 3 mesi. La normativa continua a cambiare e anche i rapporti con le banche, visto che prima il fatturato era più di 20 milioni di euro e ora siamo a 11 milioni. La rinegoziazione con le banche ha dato risultati positivi. Il dibattito che si è creato, suscitato da alcuni consiglieri, è strumentale, i bilanci sono sempre stati trasparenti. Punto di riferimento per il territorio, Motta Visconti per i rifiuti, Vermezzo per il calore, trattative sono in corso con Sasom di Gaggiano. Amaga non è in crisi, è in movimento ed è sveglia sul mercato. E’ un’azienda sana e dinamica, in una fase di transizione in cui il Comune dà il proprio apporto, nonostante i politici che ci marciano per apparire sui giornali. L’azienda va avanti in modo serio, con la certezza che il futuro ci impone di trovare alleanze”. Così parlò il sindaco, dopo di lui l’amministratore Bignamini: “Non c’è cosa peggiore che essere amministratore unico perché manca il confronto con il cda e si ha l’obbligo di maggiore chiarezza, soprattutto dai social ho colto elementi di preoccupazione per un’azienda ‘quasi fallita’. Sono stato nominato il 12/12/2012, da allora è cambiato il mondo nelle aziende pubbliche chiamate alla razionalizzazione, aggregazione e spinte sul mercato dopo anni di monopolio locale. Il legislatore ha tolto la vendita di acqua e gas, causando una minor cassa circolante, le bollette avevano scadenze fisse, le banche davano i fidi di cassa che servivano a coprire tra una scadenza e l’altra, costi, spese, uscite…Con il conferimento idrico a CapHolding e Amiacque nel 2013 è venuto a mancare un flusso che ha costretto a rinegoziare i fondi con le banche quando, secondo la loro logica, hanno chiesto un rientro. Ho colto l’occasione per razionalizzare anche gli istituti di credito, tagliando dove dovevo. Una banca ci ha destabilizzati chiedendo un rientro improvviso e collocandoci transitoriamente nel reparto rischi. Non è che Amaga ha speso di più, è diminuito il flusso di cassa, importante il rapporto con il socio Comune che a sua volta però ha la sua rigidità e i suoi problemi di liquidità. Sui social si parla erroneamente di fallimento ma una società è ‘fallenda’ non quando c’è tensione finanziaria ma quando è a rischio la continuità aziendale secondo i principi contabili a cui si attengono le società di revisione. Amaga oltre a non avere più i vantaggi di un monopolio locale viene indirizzata sul libero mercato ma ingessata, con vincoli quali il controllo analogo, ancora non è ben chiaro il futuro delle aziende pubbliche per cui è previsto l’amministratore unico, sottoposto al controllo analogo, alla società di revisione e al collegio sindacale. I bilanci sono pubblici, più trasparenti di così…” E.G.