L'eco della città

Sciopero Mosa-BCS, le ragioni della protesta

ABBIATEGRASSO – Giovedì mattina dalle 8 alle 10 davanti alla BCS di Abbiategrasso in viale Mazzini uno sciopero dei dipendenti Mosa e BCS è stato indetto da Fiom-Cgil e RSU. Tra sventolio di bandiere, fischietti, clacson e trombe, la protesta ha attirato l’attenzione di molti cittadini ed automobilisti che transitavano nel viale. Ci siamo recate sul posto per fare una video-diretta che potete rivedere sulla nostra pagina Facebook, L’Eco della Città. Danilo Tonella, delegato Fiom-Cgil, alla domanda sui motivi della protesta, ha spiegato: “Abbiamo dato così una risposta alla nostra direzione principale sull’esito delle assemblee fatte, dopo le ‘finte’ trattative sul premio di risultato, la direzione ha offerto zero euro. Noi, dipendenti degli stabilimenti Mosa e BCS, chiediamo che vengano riaperte le trattative. Siamo consapevoli che l’anno finanziario non è stato buono, ma le risposte che ci hanno dato sono ridicole e non solo non siamo soddisfatti sul piano economico, ma anche per una questione di dignità e di normative, secondo la contrattazione di 2° livello. C’è sì una normativa legata al fatturato e, ripeto, siamo consapevoli che non è un buon anno, ma una parte è legata alla qualità del lavoro e abbiamo sempre lavorato bene. In tre mesi di finta trattativa non sono stati letti neanche i punti che abbiamo chiesto… Cisl non ha aderito allo sciopero, secondo loro se ci danno 10 euro dovremmo prenderli e stare zitti… Ma davanti ad un’offerta ridicola, abbiamo deciso di lasciarli all’azienda, per il bene dell’azienda, quei 100 euro come buoni spesa non li vogliamo… Riteniamo una cifra dignitosa quella dello scorso anno, come minimo 600 euro, non pretendiamo i 1.200 – 1.300 euro di 5 anni fa, è chiaro che non ci sono più quelle condizioni, ma pretendiamo rispetto e dignità e non vogliamo essere presi in giro. Trecento euro può essere già una cifra accettabile”. Un altro delegato, dipendente della Mosa, spiega che “nei momenti di picchi di lavoro c’è sempre un maggiore scambio di personale tra i due stabilimenti e in questa occasione è emerso il fatto che nello stabilimento di Cusago, nonostante il livello sia lo stesso, in busta risultano 50 euro in meno. Abbiamo chiesto di regolamentare questa cosa, noi non siamo ‘figli di un Dio minore’ ma lavoratori BCS come gli altri. Abbiamo fatto richieste anche sulle condizioni di lavoro quando fa caldo, quando lavoriamo a 40 ° e ci vengono distribuite 2 bottiglie d’acqua al mattino e al pomeriggio, anche su questo bisogna riaprire una trattativa seria”. “Abbiamo chiesto, per esempio – conclude Tonella – per gli operai che lavorano sulle catene di montaggio di certificare questa condizione, simbolicamente anche con 1 € in più di stipendio che permette di entrare nella categoria dei ‘lavori usuranti’ e l’accesso tre anni prima alla pensione. Ci sono lavoratori con meno di 10 anni di anzianità (e sono 24 persone) che a fine anno prendono 100-120 euro in meno degli altri lavoratori più vecchi: a parità di condizioni chiediamo lo stesso stipendio, sono costi irrisori ma hanno rifiutato anche questa richiesta”. S.O.

 

 

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