ABBIATEGRASSO – “Scaglie di mare” è il titolo del nuovo libro della professoressa di lettere e storia presso l’Istituto Bachelet Antonella Lotesto. Un racconto reale, sofferto, crudo che ripercorre la storia di una donna, Chiara, capace di riprendersi dalle situazioni più difficili della vita, per capire che la vera forza di andare avanti si trova dentro sé stessi. Abbiamo intervistato l’autrice per farci raccontare qualcosa di più su “Scaglie di mare”.
Da quanti anni insegna e che tipo di professoressa è? Quando ero una sua studentessa, ricordo che era dalla parte dei professori “buoni”.
“Insegno da tanti anni, cara Ilaria, mi fa piacere di essere stata inserita nei tuoi ricordi, tra i prof più comprensivi. In effetti penso di essere una professoressa vicina agli studenti, che sa ascoltare, ma anche se, credo, piuttosto determinata e autorevole, lo intuisco dal clima che si crea in classe, un clima disteso, di confronto, ma anche di rispetto e stima“.
Il rapporto con gli studenti è sempre molto difficile, soprattutto ad una certa età; eppure, esistono classi con cui si riesce ad instaurare un legame più profondo. Qual è la sua esperienza negli anni?
“A me viene naturale interagire e creare una certa empatia con i miei studenti, incoraggiarli e spronarli a dare il meglio. L’esperienza negli anni mi ha permesso di consolidare metodi e strategie di insegnamento. Non è giusto e non mi piace generalizzare. Le generazioni attuali hanno sicuramente più possibilità e opportunità di interagire con le svariate tecnologie, ma non sono tutti dipendenti dai cellulari e passivi, molti di loro si impegnano, si danno da fare, si pongono obiettivi da raggiungere nel tempo, lavorando sodo, giorno dopo giorno, per conseguirli. Dovendo organizzare nel mio Istituto attività e iniziative di Orientamento, interagisco con giovani studenti molto attivi e propositivi”.
Come è iniziata questa avventura? È il primo libro che scrive, giusto?
“La passione della scrittura mi appartiene da sempre. Ho sempre scritto articoli e progetti nel mio settore educativo-didattico, ma anche pensieri, diari, storie di vario genere. Scrivere per me è liberatorio, terapeutico, mi aiuta a metabolizzare. Questo mio primo libro è stato pubblicato dopo aver partecipato a un concorso di Narrativa. Il premio era costituito proprio dalla pubblicazione. Una vera sorpresa, una bella avventura“.
“Scrivere” è il gesto più adatto per analizzarsi profondamente e scavare dentro quell’io incasinato. Non esiste niente di così potente come la scrittura per esorcizzare alcuni demoni. Con “Scaglie di mare”, la protagonista Chiara sembra abbia molto da superare. Si rivede nella protagonista?
“Sono d’accordissimo, scrivere è un modo potentissimo per esorcizzare. Chi scrive mette sempre, inevitabilmente, un po’ del suo vissuto in ciò che racconta. La protagonista deve superare un periodo destabilizzante della sua vita, ma col tempo riesce a rialzarsi, capirà che le risposte non sono mai fuori, ma dentro di sé“.
Nel libro si affrontano diversi cambiamenti che il mondo scolastico ha dovuto affrontare: dai bigini ai cellulari, dal registro cartaceo si è passati a quello elettronico, i voti (una volta nascosti ai genitori) ora sono visibili a tutti in simultanea, dalla comunicazione in classe (i famosi compiti e avvisi sul diario) fino ai social network. Come ha vissuto personalmente queste trasformazioni?
“I vari cambiamenti li ho vissuti inizialmente adattandomi e studiando. Ho imparato a utilizzare al meglio le varie possibilità e tecnologie didattiche, utilissime nel periodo della DAD. Vi sono, ad esempi, delle applicazioni didattiche di Google che ci consentono di realizzare modalità di lavoro e di apprendimento collaborative che favoriscono la creazione di contesti didattici dinamici ed altamente inclusivi, a supporto anche della didattica in presenza“. Ilaria Scarcella