ABBIATEGRASSO – Continuano le “Chiacchiere in quarantena” organizzate dall’associazione culturale La Salamandra in diretta Facebook. Come loro stessi hanno dichiarato, dopo un primo momento di sconforto, sono riusciti a trovare un modo per continuare a diffondere cultura. Da qui l’avviarsi delle “Chiacchiere in quarantena”, una soluzione molto gradita e partecipata che ha visto un ampio seguito, soprattutto tra i giovani. Primo appuntamento con Jacopo Franchi, autore del libro “Solitudini Connesse” che ha parlato di social e quarantena. Ospite del secondo appuntamento, la giornalista freelance Sara Manisera, originaria di Abbiategrasso che, invece, ha parlato di tematiche a lei più vicine come donne, politica internazionale, società civile, Medio Oriente e criminalità organizzata. Un’intervista che ha ripercorso le origini della sua formazione. Fin dai primordi si è diretta verso una carriera di stampo internazionale: la tesi sul caporalato in agricoltura a Rosarno è stato solo l’inizio, in triennale l’Erasmus a Madrid e poi il “progetto Leonardo” in Galles. Si è poi trasferita con Erasmus Mundus a Barcellona il primo anno e poi Beirut, in Libano, dove ha conseguito il Master in Mediazioni dell’Euromediterraneo ed è rimasta per quattro anni. Il Libano, Sara, ce lo racconta come molto simile a qualsiasi città europea. La passione per il giornalismo è nata strada facendo. “La scintilla è nata con Stampo Antimafioso e i primi reportage da Rosarno – racconta Sara – ho capito che potevo trasformarlo in lavoro più tardi, perché a Beirut ho iniziato a scrivere in inglese ed essere retribuita. Qui ho realizzato che volevo fare la giornalista. Mi sono dedicata alla specializzazione in Medio Oriente per due motivi: da un parte la scuola, avendo preso il master a Beirut dovevo restare una anno e poi sono diventati quattro. C’è un attaccamento forte alla città e alle persone con cui ho stretto dei legami. Vivendo a Beirut è stato naturale iniziare il lavoro nel contesto medio orientale. Poi c’è stato l’incontro con Arianna Pagani. Da lì abbiamo iniziato a lavorare insieme approfondendo alcuni paesi: Iraq, Libano e Siria“. Il punto di forza di un giornalismo come quello che pratica Sara Manisera sono le storie, le esperienze, le vite reali che racconta e che trasmettono molto più di semplici dati analitici. Raccontare una parte di conflitto che non si vede mai: la società civile. “Raccontando le storie delle persone viene un po’ meno l’analisi geopolitica. È inevitabile fare riferimento a situazioni geopolitiche quindi dovrò citare, ad esempio, l’assassinio del generale Soleimani il 3 gennaio 2020, ma ti racconto anche cosa c’è dietro. Intanto, nei mesi precedenti, ci sono stati milioni di giovani scesi in piazza per chiedere diritti e libertà. Le persone fanno la differenza, le storie di resistenza dal basso, sono quelle che davvero provano a cambiare le dinamiche geopolitiche“. Una ragazza straordinaria Sara Manisera che rende orgoglioso il nostro essere abbiatensi. Il prossimo appuntamento con le “Chiacchiere in quarantena” sarà sempre su Facebook, sabato 18 aprile con la psicologa, Giulia Tracogna, si parlerà di identità di genere. I.S.