ROBECCO S/N – Fino al 5 dicembre 2018, presso il Palazzo comunale di Robecco sul Naviglio, in via Dante 21, si terrà ad ingresso libero la mostra “La nave degli scugnizzi”, che racconta la storia di Giulia Civita Franceschi, educatrice sensibile e intuitiva, genio pedagogico, che nell’aprile del 1913 saliva a bordo della Nave Asilo “Francesco Caracciolo”, destinata dal Ministero della Marina alla città di Napoli per il recupero dell’infanzia abbandonata.
La mostra è un’iniziativa culturale promossa dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Fortunata Barni. La mostra fotodocumentaria, a cura di Monia Valeriano, è stata inaugurata lunedì 19 novembre nel Palazzo comunale e resterà aperta fino al 5 dicembre (in orario apertura uffici). Racconta la straordinaria esperienza educativa conseguita nel porto di Napoli a bordo di un antico veliero, dove centinaia di bambini senza famiglia hanno trovato una casa e una famiglia. In questa storia non c’è una barca a vela e nemmeno un uomo ma è una storia di mare e di vita, di una donna e di una nave e merita di essere raccontata. I protagonisti sono: una nave la “Francesco Caracciolo”; una donna napoletana Giulia Civita Franceschi; e gli scugnizzi trasformati in “I Caracciolini”. Una corvetta mista “Caracciolo”, ad elica, con scafo in legno con carena rivestita in rame, tre alberi a vele, costruita nel 1875. Destinata alla stazione del Pacifico meridionale, effettuò la circumnavigazione della terra con compiti diplomatici, scientifici ed idrografici, diventa Scuola Mozzi e Timonieri, dal 1895 viene utilizzata come nave scuola. Mandata al disarmo, nel dicembre del 1904 viene adibita a nave Asilo.
Giulia Civita Franceschi aveva 43 anni quando, nell’agosto del 1913, salì a bordo della nave “Caracciolo” rimanendoci fino al 1928, anno in cui il fascismo, nel suo intento totalitario, volle inserire l’istituzione nell’Opera Nazionale Balilla, pregiudicando in maniera definitiva la singolare peculiarità dell’esperimento. La vita trascorsa in quegli anni da Giulia Civita Franceschi sulla nave Caracciolo si fuse interamente a quella dei “caracciolini” ovvero gli scugnizzi imbarcati.
“Lo scugnizzo è il monello abbandonato, spesso dai genitori medesimi, fatti crudeli dal vizio o dalla miseria. Il vocabolo, appartenente al gergo più basso, fu colto molti anni fa da chi scrive sulla bocca medesima di quei monelli ed ha origine nel gioco detto a spaccastrommole, consistente nell’abilità di scognare, cioè sfaldare, scheggiare, con la punta della propria trottola, quella già girante del compagno”. “… infanzia abbandonata …gli scugnizzi sono in balia del caso fino a quindici o sedici anni e, fatti adulti, non possono altro diventare – meno qualche rara eccezione – che gente ‘e mala vita”. Più di 700 scugnizzi sottratti ai pericoli della strada trovarono una casa e una famiglia a bordo dell’antico veliero. Ogni fanciullo, assecondato nelle proprie attitudini, avrebbe potuto “migliorarsi individualmente e svilupparsi in modo armonico”.
Tra le tante attività a bordo della “Caracciolo”, la sezione di pesca (1916) conseguì un notevole successo gettando le basi per la realizzazione di una vera e propria “Scuola di Pesca”. A partire dal 1923 viene avviata l’attività di pesca nei laghi Fusaro e Mare Morto.
Venne istituito un asilo e oltre alle attività legate alla pesca nei laghi si avviò la coltivazione di canna da zucchero, di piante medicinali e lino. Nonostante i vari riconoscimenti, il regime fasciste mal sopportò questa realtà sino ad arrivare nel 1928, quando Giulia Civita Franceschi venne rimossa dall’incarico e la nave inquadrata nell’Opera Nazionale Balilla.
Il sistema “Civita” fu osservato da esperti pedagogisti quali Maria Montessori, Édouard Claparède ed Enrico Ferri, e tanti altri studiosi provenienti da varie parti del mondo. Tutti visitarono la Nave per conoscere da vicino il risultato di ciò che lei stessa definiva una “educazione naturale”. In una di queste occasioni la Montessori disse: “Ci sono nella terra miniere per attingere ricchezze; anche pel cuore dobbiamo conservare accumuli di vita, di grandezza; questi a chi sa raccoglierli, sono presso i più poveri e gli abbandonati. Ma chi è il minatore? Un eroe e un angelo insieme: come qui, sulla nave”. La mostra “Nave degli scugnizzi” è rivolta in particolare ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado. La curatrice Monia Valeriano è a disposizione per guidare le classi alla visita della mostra. Per informazione scrivere all’indirizzo mail istruzione@comune.robeccosulnaviglio.mi.it.