CASSINETTA DI LUGAGNANO – Il ricordo dei Caduti cassinettesi, attraverso le parole del Sindaco Michele Bona, durante la commemorazione istituzionale del 4 Novembre: ‘Cara mamma, finalmente dopo la prima sfuriata di lavoro che si ebbe in questi giorni d’azione è subentrata un po’ di calma e subito ne approfitto per darti mie notizie. Da qui sotto alla mia buca, costruita da me per mio ricovero, mi metto a scrivere questa mia lettera, mentre di fuori piove dirottamente e di tanto in tanto arriva qualche granata nemica venendo a scoppiare proprio da vicino come mi volesse davvero colpire, ma oramai si è abituati al tutto, e non ci si fa più caso a nulla. Solo da qui, si può comprendere lo stato d’animo di noi soldati, obbligati a passare di punto in bianco, dalle belle aspirazioni della natura e della vita, a quell’inferno diabolico che la mente umana ha creato per spegnere quel sacrosanto diritto di esistenza che le madri nostre ci hanno imposto. Ma non pensiamo ad altro, e speriamo che ritornassero presto quei bei giorni in cui firmata la sospirata pace, si avrà la fortuna di ritornare al ‘Loco natio’ ed allora tutto si riattiverà, rammentando o dimenticando la vita passata’. ‘Cara mamma, quando scrivete, scrivete molto ma molto; ditemi tutto quello che accade costaggiù nella nostra Italia, per la quale combattiamo…’. Papa Benedetto XV° nel 1917 scriveva:
‘Fin dall’inizio del Nostro Pontificato … ci proponemmo per quanto era in poter Nostro, che giovasse ad affrettare la fine di questa calamità, inducendo i popoli ed i loro capi a più miti consigli, alle serene deliberazioni della pace, di una ‘pace giusta e duratura’. Purtroppo, l’intento Nostro non fu ascoltato … L’Europa così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio … In sì angoscioso stato di cose, dinnanzi a così grave minaccia, Noi, non per mire politiche particolari, né per il suggerimento o l’intenzione di alcune delle parti belligeranti, … alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a Voi che reggete in questa tragica ora le sorti dei popoli belligeranti, animati dalla cara e soave speranza di giungere così quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno di più, appare: inutile strage’.
Ricordiamo (grazie anche al lavoro del nostro Ruggero Repossi) i Caduti della Guerra 1915-1918 – che per Cassinetta di Lugagnano sono stati ufficialmente diciannove:
Balconi Ernesto dimorava alla cascina dei Piatti e morto nel 1916 a Cividale nell’ospedale militare.
I fratelli Beretta Attilio ed Ernesto abitavano in via Capo di Sopra. Ernesto morto nel 1916 a Doberdò e Attilio nel 1918 nell’ospedale da campo N.128.
Cerri Edoardo, nato e morto a Cassinetta di Lugagnano nel 1916.
Cerutti Romualdo, morto nel 1917 nell’ospedale da campo n. 35.
Galbani Martino, disperso nel 1916 a Gorizia.
Galbiati Paolo, disperso nel 1917 in combattimento sul Carso a 19 anni. Abitava in via Vittorio Emanuele II. Krentzlin Gabrio, morto nel 1917 sul monte Fontanel.
Magistroni Enrico, morto nel 1916 nell’ospedale di Verona.
Montorfano Celeste, morto 1915 nell’ospedale militare di Cividale.
Oldani Achille, morto nel 1916 a Doberdò. Oldani Angelo, morto nel 1917 fra Igne e Longarone.
Oldani Vincenzo abitava alla cascina Bardena, morto nel 1917 a quota 77 di Monfalcone.
Pampuri Edoardo dimorava alla cascina dei Piatti, morto nel 1918 nell’ospedale di Piacenza.
Parini Pietro abitava alla cascina Bardena, morto nel 1915 a Livine, Col di Lana, non ancora ventenne.
Penucchini Angelo, nato a Cassinetta il 20-4-1889, abitava alla cascina Piatti.
Porta Ernesto, morto per ferite riportate in combattimento il 25-9-1918 in prigionia a Ostrau Vistravitz, 22 anni. Nato alla cascina Bardena il 27-5-1896.
Rossi Luigi, nato a Cassinetta il 20-7-1894. Sgarella Attilio, morto il 6-9-1917 a Papasiano nell’ospedale da campo N. 119, per ferite riportate in combattimento, 20 anni. Questi caduti, alla chiamata alle armi, erano domiciliati a Cassinetta di Lugagnano, ma non tutti erano nati nel nostro paese. A questi è doveroso aggiungere i nativi di Cassinetta che si sono immolati per la Patria e che non compaiono nell’elenco perché trasferiti in altri Comuni. Balzarotti Ernesto, morto nel 1918 a Milano per malattia.
Carrettoni Giuseppe, morto nel 1917 per ferite riportate in combattimento sul Carso.
Cerri Ernesto, morto in prigionia per malattia nel 1918. Cucchetti Amedeo, disperso nel 1916 in combattimento sul Carso. De Vita Giuseppe, morto nel 1915 per ferite riportate in combattimento sul Carso. Gagliati Ansano, morto sull’Altipiano di Bainsizza.
Garanzini Gaetano, morto nel 1916 sul Monte Pasubio. Garavaglia Celestino, morto nel 1916 per ferite riportate in combattimento sul Carso. Mereghetti Luigi, morto nel 1916 per ferite riportate in combattimento sul Carso. Moscatelli Eugenio, disperso in combattimento sul Monte Grappa nel 1917.
Oldani Carlo, disperso in combattimento nella conca di Plezzo nel 1916. Oldani Gaetano, carabiniere, morto nel 1918 a Bergamo per malattia. Prada Giuseppe, disperso in combattimento sul Monte Grappa nel 1917. Puricelli Giuseppe, morto nel 1918. Rossetti Carlo, morto nel 1916 sul Carso. Tamburini Napoleone, morto sul Carso nel 1916. I nativi ed i residenti a Cassinetta di Lugagnano quindi che hanno dato la vita per la patria durante la Prima Guerra Mondiale sono trentacinque.
Il mio, il nostro pensiero, va a questi concittadini che hanno dato la vita perché credevano in un mondo migliore, la stessa vita che stanno dando in questo stesso momento, altri uomini, donne, giovani ed anche bambini in altri paesi del mondo vittime innocenti di una stupida guerra che spesso dietro ha ‘futili’ ragioni politiche, economiche, geografiche o pseudo-religiose, penso al popolo Palestinese ad esempio, dove quanto subito da Israele durante la seconda guerra mondiale si sta riproponendo lungo la Striscia di Gaza o la guerra in Siria.
Nel mondo in questo momento ci sono guerre di cui nessuno parla e che coinvolgono ben 70 stati, con il coinvolgimento di 800 milizie – tra guerriglieri o gruppi terroristi-separatisti.
Libia, Mali, Mozambico, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan. Ma ancora in Cecenia, Ucraina e nella zona Nagorno-Karabakh, in Iraq, nello Yemen. Senza dimenticare le guerre legate al narcotraffico in Colombia e Messico.
Tutto questo dimostra che purtroppo la Storia ci ha insegnato poco ed è per questo che non dobbiamo mai dimenticare, né dimenticare di raccontare ai nostri figli il significato del rispetto dell’altro, di una cultura differente o di una religione differente. Tutti valori che in questo triste momento politico italiano sembrano essersi spenti, schiacciati, con un acuirsi invece delle intolleranze verso il diverso, verso chi è costretto ad emigrare, verso chi è più debole.
A questo dobbiamo contrapporre il nostro No fermo, attraverso la memoria, l’insegnamento del rispetto dell’altro, dell’accoglienza, della solidarietà che sono i valori che devono contraddistinguerci sempre e che dobbiamo trasmettere ai nostri figli.
Un grazie va ovviamente a tutte le Forze Armate italiane che devono essere uno strumento di pace e non di guerra. Viva l’Italia, viva la nostra Costituzione, viva la Repubblica Italiana!”