L'eco della città

“Il problema dei politici”, Edoardo Dallari ospite del Rotary Club Abbiategrasso

ABBIATEGRASSO – Una serata particolarmente interessante martedì al ristorante Campari dove Edoardo Dallari è stato invitato dal Rotary Club Abbiategrasso a presentare il suo secondo libro, un saggio che parte dalle considerazioni di alcuni filosofi per riflettere sulla globalizzazione della civiltà occidentale e sulle conseguenze che comporta. Edoardo Dallari ha solo 25 anni ma, dopo essersi laureato presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove ora è laureando anche in Scienze filosofiche, aveva già pubblicato il volume “Il pòlemos dell’ordine”. Ai rotariani ha offerto spunti molto interessanti di riflessione, chiavi di lettura diverse per interpretare i problemi dei politici che sono, più che mai, i problemi di tutti. “Il problema del politico” infatti analizza il rapporto tra politica e società. La filosofia viene utilizzata per leggere l’attualità. Un’attualità che significa, in questo momento storico, un’asse Macron-Merkel che vede l’Italia fuori dai loro giochi. Una miopia politica però secondo Dallari, in quanto l’Italia serve all’Europa se non altro come punto strategico geopolitico a sud, punto di incontro-scontro tra Usa e Russia. Se l”Europa vuole essere leader nel Mediterraneo non può prescindere dall’Italia e non allearsi con Grecia e Spagna. Una nota polemica ha riguardato la dichiarazione di Macron che all’indomani del voto italiano si è dichiarato molto preoccupato per  la nascita dei populismi che ha fatto dipendere dalla crisi. In realtà Dallari ritiene che non è del tutto vero che solo la crisi economica è causa di qualsiasi crisi. L’Unione Europea va riformata, con il modello interstatale in vigore, si realizzano politiche che portano avanti solo gli interessi di Stati che sanno farsi valere, ovvero soprattutto la Germania che non fa crescere gli altri ma detiene una posizione dominante, non reinvestendo il suo surplus per far crescere l’Europa, come ha riconosciuto anche il presidente americano Trump. Serve invece un’Europa Federale dei Popoli, con una politica estera capace di contenere e contendere lo spazio di dominio alla Cina, capace di intervenire con un ‘piano Marshall’ in Africa, capace di interventi politici. Due i concetti filosofici messi in campo dal giovane e preparatissimo filosofo, per definire cos’è la politica, è partito dall’etimologia della parola stessa formata da pòlis-città e da pòlemos-conflitto, la politica corrisponde a una relazione con il conflitto e si regge tra interessi contrastanti nelle società e tra gli Stati. Lo Stato moderno nasce da un principio cardine: tu reggente mi garantisci la sicurezza, se mi proteggi io suddito ti obbedisco, un principio traslato alla democrazia rappresentativa. Gli interessi principali sono sicurezza e benessere. Che cosa caratterizza l’azione politica? La decisione. Sapersi confrontare con la realtà, comprenderla, progettare con valori guida di base e trasformarla. Ma quando si decide, qualcuno inevitabilmente viene scontentato, perché decidere vuol dire dividere. La politica rappresenta un determinato popolo, la politica europea dovrebbe  portare avanti gli interessi degli europei. “Il politico non agisce nel nome dell’umanità, solo Dio lo fa, il politico cura una parte, pur avendo in mente di armonizzare tutte le parti nell’interesse generale”. Interessante anche la definizione di populista, ovvero “colui che vede le esigenze del popolo ma invece di prospettare progetti e soluzioni, semplicemente le riporta all’infinito e non fa altro che propagandare questi bisogni e vive di questo. Non solo, deve fare anche in modo che questi bisogni si ripetano, che non si esauriscano, perché se vengono meno non saprebbe che dire, quindi ripete continuamente le domande. Il politico invece dovrebbe decidere. Il populista pretenderebbe di rappresentare il tutto ma mente poiché il tutto non è rappresentabile”. Perché gli riesce questo trucco? Perché il populismo nasce dalla mancanza della politica che non sa dare risposte. Il populista testimonia le esigenze reali che le élites di oggi non vedono, non rappresentano più il popolo. La globalizzazione ha ridefinito tutto, ha distrutto il ceto medio facendo aumentare il divario tra chi ha tanto e chi ha poco. Non si può fare una battaglia ideologica, questi populismi non hanno nulla di ‘fascista’, il fascismo per definizione è voler imporre la propria idea, il proprio ordine, è totalitarismo che vuole conquistare. Il populismo al contrario è chiusura. Altri spunti: la guerra è una possibilità reale della politica, abbiamo libertà come occidentali perché abbiamo saputo dominare. Se ci consideriamo in pace abbiamo una coscienza debole, ci sono perennemente molti conflitti in atto. Oggi anche molte guerre commerciali, vedi i dazi di Trump, la Cina considerata il nemico, ora l’epicentro del conflitto geo-politico è il Pacifico. Poi un excursus storico, fino alla  nostra epoca, l’epoca di Caoslandia. Inutile dire che l’esposizione del giovane Dallari ha suscitato molte domande che hanno ricevuto altrettante interessanti risposte in un confronto dialettico che ha reso speciale la serata. E.G.

 

 

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