ABBIATEGRASSO – La scorsa settimana il quotidiano “Il Giornale” ha pubblicato la notizia che la 15enne di Vigevano che aveva dichiarato di aver subito percosse e violenza, perché palpeggiata nelle parti intime da due nordafricani mentre tornava da scuola, su un treno della linea Mi-Mo, è risultata inventata. La ragazza lo avrebbe ammesso quando, sentendosi braccato, il magrebino da lei indicato come uno dei responsabili dell’aggressione, conosciuto sul web e respinto, si è presentato in un commissariato di Milano, spiegando di conoscere la ragazza, di averla anche incontrata personalmente ma di poter dimostrare di non essere mai salito quel giorno su quel treno. Un alibi di ferro secondo gli inquirenti che hanno costretto la ragazza ad ammettere che il giovane non aveva nessuna responsabilità. Rimangono accertate le lesioni personali, una costola rotta e importanti ematomi che la 15enne ha effettivamente riportato, in che modo non è dato sapere. Si possono fare molteplici ipotesi pur sapendo che possono essere tutte sbagliate. L’adolescenza è un periodo difficile e delicato, molti ragazzi vogliono attirare l’attenzione, altri raccontano bugie per nascondere marachelle o per tutelare persone vicine, a cui sono affettivamente legati anche se subiscono dei torti. La realtà è il più delle volte sorprendente ma, proprio per questo, ci vorrebbe più cautela e questo caso lo dimostra. La vicenda infatti, subito riportata da tutti i media, commentata e urlata da politici più interessati a rafforzare la propria ideologia che a capire l’accaduto e a migliorare la realtà di chi viaggia su treni obsoleti, per niente dignitosi, abbandonati al degrado e che, la cronaca accertata lo dimostra, si rivelano spesso insicuri. Gli stessi media che hanno dato per giorni la notizia rincorrendo l’audience non hanno dato finora risalto al fatto che la ragazza avrebbe inventato tutto. Per giorni la caccia ai responsabili è stata massiccia con uno spiegamento di forze, setacciando le immagini di tutte le telecamere presenti sul percorso indicato dalla ragazza, dal liceo alla stazione di Porta Genova fino a Vigevano. Controlli doverosi viste le dichiarazioni della 15enne e indagini molto costose, a cui sono seguite anche maggiori misure di sicurezza riservate alla tratta Milano-Mortara, unica conseguenza positiva a una brutta storia. Una storia comunque da trattare con riguardo nei confronti di una ragazzina che deve raccontare la verità, seppure dolorosa, su quanto le è accaduto e che dobbiamo aiutare a crescere, senza dimenticare che essere magrebini o di un’altra etnia non equivale ad essere colpevoli. Enrica Galeazzi