ABBIATEGRASSO – Picabù Festival è la dimostrazione che la forza di volontà può portare ovunque. Una determinazione che proviene da un gruppo di circa 10 ragazzi (raccolti nel collettivo Picabù) il cui obbiettivo è quello di creare una società multiculturale lontano dal ridondante pensiero dicotomico del “noi italiani e loro stranieri”. Proprio questo sta alla base della quattro giorni, inaugurata giovedì 25 ottobre fino a domenica 28 presso l’Annunciata. L’obiettivo? Dare ai cittadini una maggiore consapevolezza del diverso e abbattere gli stereotipi dettati da un periodo di crisi culturale del territorio italiano. “E’ andata molto bene anche perché per noi è stata una scommessa autoprodotta, essendo Picabù un collettivo collaboriamo con diverse associazioni di Abbiategrasso che ci sostengono. Non rappresentiamo nessuna associazione ma siamo un semplice gruppo di amici che hanno deciso di regalare alla città questa edizione zero per smontare gli stereotipi sugli stranieri, – ci racconta Simona Barranca, portavoce del collettivo – ci siamo resi conto che il nostro territorio ha smesso di essere ‘accogliente’ consci del sistema politico e i toni che si sono inaspriti soprattutto quando si ha a che fare con la multiculturalità. Questa manifestazione vuole ristabilire il primato  abbiatense di città tollerante e accogliente”. Durante la rassegna sono state utilizzate tutte le tipologie di arte per “smontare lo stereotipo” dai dibattiti, le letture, la fotografia, reading teatrali passando per la musica fino ad uno degli strumenti più potenti: il cinema. Domenica è stato proiettato il film “La mia rivoluzione” presentato al Festival del cinema Africano, dell’Asia e dell’America Latina. La storia è quella di Marwann, un ragazzo francese di origini tunisine che affronta i problemi di un normale adolescente ma quando il regime dittatoriale di Ben Ali cade in seguito alla Primavera Araba, l’ondata rivoluzionaria arriva fino a Parigi e in Marwann qualcosa cambia. Diventando involontariamente portavoce delle manifestazioni imparerà a riconoscere ed apprezzare le origini della sua famiglia. Un film interessante e mai noioso capace di assumere un senso di universalità per tutti i ragazzi che non riescono ad accettare sé stessi. “Siamo felicissimi perché è stata una grande fatica ma guardando i risultati speriamo che questa presentazione sia solo la prima di tante altre” conclude Simona. Picabù Festival era il tassello mancante per Abbiategrasso che non solo ha saputo sfruttare gli ambienti dell’ex convento ma ha voluto mettere molta carne sul fuoco per un argomento messo molte volte in secondo piano: lo straniero e i pregiudizi. Ilaria Scarcella