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Ospedale Cantù, un reparto post emergenza Covid-19

ABBIATEGRASSO – Venerdì 27 marzo sono arrivati all’ospedale Cantù i primi pazienti Covid-19  che non hanno più bisogno dei respiratori. Poche e frammentarie le notizie, nessun comunicato ufficiale, la conferma è venuta dal sindaco Nai, intervistato da un quotidiano nazionale. Dopo gli appelli a utilizzare i molti posti letto liberi del Cantù almeno per decongestionare altri ospedali, questi ricoveri potrebbero essere una prima risposta verso il ripotenziamento. Una risposta apprezzabile ma che non rassicura e suscita altre domande al Comitato Popolare Intercomunale per l’ospedale Cantù, il testo che pubblichiamo di seguito è in attesa di risposte e chiarimenti che condivideremo. E.G.

Verso un maggior utilizzo o la definitiva trasformazione in cronicario?

In questi giorni di drammatica emergenza sanitaria, in cui ovunque, si cerca disperatamente di rispondere alle richieste sempre più pressanti , in cui in Veneto in poco tempo sono stati adeguati  5 ospedali dismessi, in cui in Lombardia si preferisce predisporre un ospedale temporaneo e vengono sottoutilizzati diverse strutture , questo Comitato aveva sollecitato, ancora una volta, i vertici di Regione Lombardia a prendere in considerazione l’utilizzo del nuovo Cantù per decongestionare altri ospedali predisponendo i reparti con posti letto liberi, per esempio,  per pazienti sub acuti. Da qualche giorno sono giunte segnalazioni  da operatori sanitari che si stava preparando l’arrivo dall’ospedale di Magenta, di pazienti dimessi dalla Terapia Intensiva. Inspiegabilmente però solo rumors, nessuna comunicazione ufficiale né dalla  direzione ospedaliera e neppure dal sindaco di Abbiategrasso, che risulta ancora presidente della Consulta per l’ospedale  e che, come risulta da un’intervista comparsa su un quotidiano si dichiara informato. La notizia  che sembra aprire uno spiraglio per un rilancio futuro suscita  però soprattutto nell’ambiente ospedaliero preoccupazioni e diverse interpretazioni.  Intanto non è chiaro il destino del reparto “piede diabetico”,  riconosciuta  e sempre citata eccellenza del Cantù. Ora risulta che il reparto dedicato è stato approntato per accogliere i pazienti Covid19, il reparto con una ventina di letti pare che ne accolga già da venerdì 27 la metà, un paziente per camera. Ma la domanda che ci viene posta e che merita risposta dalle autorità competenti è: dove finiscono ora i pazienti del ‘piede diabetico ‘ ? Da tempo è trapelata la notizia di un possibile trasferimento in altri ospedali anche di questa eccellenza del Cantù.  Si segnala che il reparto di chirurgia è chiuso, si chiede come e se, si intende utilizzarlo. Così come preoccupa la segnalazione che il Pronto Soccorso registra una drastica riduzione del personale, che potrebbe addirittura ridurre ulteriormente l’orario di apertura, non più dalle 8 alle 20 ma dalle 8 alle 16, e far sì che gli accessi scendano  ancora e poter giustificare la chiusura definitiva pianificata da tempo . Quindi esattamente il contrario di quanto richiesto dalla popolazione, dagli appelli accorati dei sindaci dell’abbiatense di riaprire il P.S. anche di notte. La presenza di malati Covid19 che potrebbero riacutizzarsi  non richiede forse per garantire la loro sicurezza anche la presenza h24 di un anestesista rianimatore? Una presenza utile anche alla riapertura del P.S. di notte che ora risulta sempre solo reperibile. Continua la campagna di reclutamento di medici e infermieri a cui risponde una  generosa moltitudine di personale qualificato, perché non fare richiesta anche per Abbiategrasso? Tra le segnalazioni anche quella di tenere separati, da altri pazienti, i sospetti  positivi al virus in attesa del referto del tampone per non trasformare un luogo di cura in un potenziale focolaio di contagio. Al Comitato è giunta anche la richiesta che giriamo al sindaco di fornire come già in altri comuni, mascherine e guanti alla popolazione e di estendere i tamponi a quante più persone possibile. Chiediamo risposte e soprattutto di fare chiarezza, di smentire le ‘voci’ che, se fossero vere, significherebbe che si continua a depotenziare l’ospedale Cantù, a ignorare le esigenze degli abitanti del territorio, che si sprecano strutture e attrezzature costate, ricordiamolo, 30 milioni di euro pubblici. Se così fosse vorrebbe dire, e sarebbe davvero inqualificabile, che si utilizza questo  terribile momento per accelerare la riduzione dell’ospedale e farne un cronicario.  Comitato Popolare Intercomunale

 

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