ABBIATEGRASSO – Una comunità culturale quella creatasi attorno alle domeniche letterarie di Iniziativa Donna. Un successo garantito anche per domenica 24 febbraio quando l’ospite era niente di meno che Gianni Biondillo: sceneggiatore, architetto e creatore di uno dei personaggi letterari più interessanti degli ultimi tempi, l’ispettore Ferraro. A dialogare con lui, il giornalista Luca Cianflone, sulla sua ultima fatica “Il sapore del sangue”. Un titolo dal sapore di “giallo” ma, come preferisce l’autore, meglio definirlo noir. “I gialli classici raccontano di un mondo preciso e razionale dove il portatore di disordine è il criminale – esordisce Biondillo – invece il noir si discosta da questo genere perché ragiona al contrario: il mondo è irrazionale e l’unica persona organizzata è proprio il criminale”. Non a caso il protagonista del nuovo romanzo è Sasà Procopio, un mafioso rilasciato da San Vittore molti anni prima dalla scadenza della pena. Ma perché? È questa la prima domanda che dà avvio al misterioso noir. Sasà ha un piano: recuperare il denaro nascosto e sparire con la moglie e la figlia. Sulle sue tracce, però, indaga l’ispettore Ferraro che dovrà venire a capo dell’arcano in una Milano tutt’altro che accessibile. “Il sapore del sangue” offre uno spunto di riflessione più profondo che trova spazio nelle radici biografiche dell’autore. Originario di Quarto Oggiaro, Gianni Biondillo per tutta la vita ha dovuto fare i conti con il pregiudizio e il senso di inadeguatezza derivante dagli stereotipi sul quartiere. “Milano è la vera protagonista. Ma non la Milano centralizzata del Duomo, della nebbia e del lusso ma quella Milano più periferica dove il ghetto, la gang e la criminalità invade il quotidiano delle persone”. Il sapore del sangue è quindi il racconto più personale della carriera di Biondillo. “Ho necessità di raccontare del contesto sociale dove sono nato. A Quarto Oggiaro quando ero giovane era molto sottile il limite tra cadere da una parte o dall’altra. C’era chi già lavorava e chi invece moriva per l’eroina. Quello che voglio fare con questo libro è combattere il pregiudizio diffuso nei confronti di questo quartiere. Addirittura ricordo che alcuni conoscenti evitavano di dire che venivano da Quarto Oggiaro per paura di non essere invitati alle feste”. Ma nel libro c’è molto altro: la violenza sulle donne, gli stereotipi di genere, la coercizione di quartiere, la mafia, la droga e il cambiamento. Un cambiamento inteso in senso più ampio che apre una grande questione sul mondo futuro “In un paese dove si fa comunità grazie ad un senso comune di odio, stiamo forse diventando più cattivi?”. Ilaria Scarcella