ABBIATENSE – Mercoledì mattina, come altri organi di informazione, abbiamo dato notizia del ritrovamento di un giovane di 20 anni nel canale scolmatore. Un gesto volontario, compiuto nella notte, un biglietto trovato in casa ha allarmato i genitori. Hanno iniziato a cercarlo, hanno ritrovato lo scooter lungo le sponde e il ragazzo nel canale. Questa la cronaca che però non lascia nessuno indifferente, né al dolore della famiglia né per un dolore collettivo che non può non turbare e ci costringe a interrogarci. Quanto siamo diventati fragili? Quanto lo sono in particolare i giovani? Un’età meravigliosa e difficile da sempre, come non ricordare il senso di onnipotenza mescolato alle insicurezze dell’adolescenza? Quando non ci si piace mai abbastanza, dubbiosi e critici sul proprio aspetto, quando le amicizie vengono prima della famiglia, quando innamorarsi è una scoperta continua di nuove emozioni fortissime e la prima cotta viene scambiata per amore eterno e manca l’aria se si pensa di perdere l’altro/a. Quando gli insuccessi a scuola o il non essere accettati da un gruppo sembrano fallimenti insuperabili. Possiamo continuare all’infinito a descrivere quello che abbiamo provato o che continuiamo a provare, perché i sentimenti, è vero, non hanno età. Possiamo ricordare anche quanto era e quanto è importante parlarne, confidarsi con qualcuno, per allentare la tensione, per scoprire che non siamo i soli a soffrire e per superare un brutto momento, da qualsiasi persona o situazione dipenda. Ora abbiamo più ‘amici’, non gli amici del cuore, quelli più vicini, i compagni di scuola o di lavoro ma centinaia se non migliaia sui social, ma quanto possiamo contare su di loro? Quanto possiamo davvero confidare, quali problemi, momenti della vita reale, quali ideali, quale divertimento che non metta a rischio, che non sia solo evasione, qualcosa che lasci, invece di un senso intimo di insoddisfazione, di insicurezza inconfessabili, calore e affetto, la certezza che la nostra vita, la vita di tutti ha un valore immenso e che possiamo aiutarci per stare bene. Abbiamo sempre più conoscenze, aumentano in continuazione i mezzi a disposizione, sia robot che alleviano la fatica, sia strumenti per comunicare in tempo reale con il mondo intero mentre continua a mancare a tutti, giovani e adulti, un’educazione emotiva e sentimentale che aiuti a gestire delusioni, rabbia, tutta la gamma di emozioni che non padroneggiamo e che ci porta a compiere gesti istintivi e a volte estremi. Perché non cominciare a parlarne? Se ritenete che possa essere utile, scrivete cosa ne pensate, ogni lettera, ogni pensiero sarà pubblicato in forma anonima, le emozioni ci appartengono, nessuno è escluso. Enrica Galeazzi