ABBIATEGRASSO – I piccoli negozi, quelli di prossimità, quelli che rendono vivi i centri storici, quelli dove andare con la certezza di trovare prodotti di qualità, di trovare degli amici nei commercianti che conosci da una vita, ce la faranno a sopravvivere a questo fermo prolungato?  Già prima del virus mortale, la situazione era difficile, la competizione impari con supermercati e centri commerciali, la crisi in atto da tempo che aveva ridotto i consumi e quindi di parecchio le entrate,  affitti e una tassazione troppo alta lasciavano davvero poco margine ai piccoli commercianti.  Chiediamo a Brunella Agnelli, Segretario ConfCommercio, e alla Presidente Tiziana Losa cos’è prioritario, cosa serve ora ai commercianti, soprattutto a quelli che, alimentari a parte, han dovuto chiudere, come bar, abbigliamento e tutte le altre tipologie che hanno azzerato il fatturato. Come potranno resistere? Brunella Agnelli, Segretario Ass.Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e ass. Territoriale di Abbiategrasso risponde: “In questo momento di forzata sospensione i commercianti possono fare ben poco. Mentre il governo ha dato un’interpretazione più estensiva alle consegne a domicilio ampliandole a tutte le merceologie, la Regione le ha limitate ai soli beni di prima necessità e a poche altre tipologie. Una buona parte dei commercianti non ha, quindi, possibilità di destandardizzare le modalità di distribuzione. In questo contesto diventa fondamentale lo stanziamento di misure di sostegno adeguate che permettano di arrivare alla riapertura vivi. Il decreto ‘cura Italia’ è un primo passo, ma serve molto di più, servono azioni sinergiche strutturate perché i fatturati di intere filiere economiche sono stati azzerati, mentre gli oneri permangono. Differirli nel tempo non è sufficiente, occorre annullarli, sia a livello nazionale che locale. Le aziende in questo momento hanno forti problemi di liquidità che potrebbero essere attenuati attraverso l’impegno delle banche ad erogare prestiti a costo zero, garantiti dallo Stato. La nostra organizzazione ha già stipulato delle convenzioni che vanno in questa direzione e che hanno l’obiettivo di fornire un aiuto immediato per far fronte ai costi di struttura. L’affitto è sicuramente uno degli oneri più ingente. Le Amministrazioni dovrebbero avviare un dialogo con i proprietari immobiliari e detassare chi acconsente a ridurre provvisoriamente il canone di locazione. Proteggere l’assetto produttivo, tutelare chi ha ancora un lavoro dev’essere prioritario per chi ci governa per evitare che il tasso di disoccupazione cresca. Ragionare sulla ripartenza è importante, ma prima occorre arrivarci. L’emergenza, tuttavia, sta rivelando quanto sia profonda la relazione tra i territori, le città e il commercio. In effeti in questa situazione si è registrata un’ascesa dei negozi di vicinato ancora operanti, che hanno puntato su una modalità di distribuzione innovativa, ma antica: le consegne a domicilio. Le nostre attività hanno saputo organizzarsi velocemente ovviando ai disservizi manifestati della grande distribuzione. In tempi non sospetti la nostra organizzazione stava supportando lo sviluppo di un progetto di home delivery con una classe IV commerciale dell’istituto Lombardini. I ragazzi hanno fondato una start up per l’implementazione di un marketplace di piccoli negozi, lavorando a stretto contatto con alcuni commercianti e un’azienda informatica. Era un’idea innovativa prima, adesso è una necessità, uno strumento fondamentale per competere che vogliamo portare a compimento e ci teniamo che ai ragazzi sia riconosciuto questo ruolo di ‘precursori’. La funzione sociale che il commercio di vicinato ricopre per diverse realtà locali è un motivo in più per le Istituzioni per mettere in campo strumenti mirati a mantenere vive queste basilari realtà produttive.  L’opinione della Presidente dell’Ass.Commercianti Tiziana Losa: “La situazione è drammatica, uno tsunami si è abbattuto sul mondo del Commercio, secondo uno studio di Confcommercio si rischia di perdere nel 2020 oltre 50 miliardi di consumi se l’emergenza dovesse proseguire oltre l’estate. Conseguentemente, a parte i negozi alimentari che continuano la loro attività e  per tanti anche aumentando il lavoro, per gli altri negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, centri estetici, che hanno dovuto chiudere, azzerando di fatto i fatturati, si prospetta una ripresa veramente ardua e a tanti mancherà energia e liquidità per riaprire. Pensiamo ad esempio a tipologie di negozi come abbigliamento e calzature che hanno acquistato la merce sette mesi prima ed è già per l’80% presente nei negozi, invenduta, e alla difficoltà ad effettuare i pagamenti previsti per la fine del mese e dei mesi a venire. Fondamentale sarà l’intervento governativo con misure di sostegno importanti, e non sarà sufficiente postcipare i pagamenti delle tasse e contributi di marzo e aprile, la cassa integrazione in deroga e l’indennità di 600 euro e anche il credito d’imposta del 60% per l’affitto dei negozi perchè nelle casse dei commercianti non ci sono entrate. ‘Servono strumenti straordinari per immettere liquidità raccordati con l’Europa, il tutto a zero burocrazia’ per questo si sta spendendo il Presidente Sangalli in sede istituzionale. Se sopravviveremo? Io sono convinta di sì, i consumi riprenderanno, certo dovremo fare tesoro di alcune positività riscontrate e applicare nuove modalità di lavoro. Per esempio fare leva sull’Home Delivery anche per il futuro, al Market Place per guadagnare visibilità attraverso piattaforme condivise, trovare nuove strade perchè la rinascita non sarà immediata e neanche semplice”. (Foto d’archivio, Premio Agnelli, da sinistra: Brunella Agnelli, Carlo Sangalli presidente ConfCommercio-Imprese per l’Italia, Tiziana Losa). Enrica Galeazzi