ABBIATEGRASSO – I due anni di pandemia hanno determinato cambiamenti epocali in ogni aspetto della nostra società. A livello scolastico, la DAD ha privato bambini e ragazzi di quella funzione socializzante che la scuola garantisce ma, dall’altro lato, ha dato un impulso all’evoluzione digitale dell’insegnamento, obbligando a sperimentare un modello scolastico “ibrido”.
Già prima dell’arrivo di Covid-19, il MIUR aveva proposto delle variazioni all’esame di maturità, nel tentativo di modernizzarlo e di renderlo più confacente alle nuove generazioni. Ogni anno i media toccano ampiamente le tracce della prima prova, cercando di comprendere i ragionamenti che hanno spinto gli addetti ai lavori a scegliere determinati temi.
Per avere una visione esaustiva del tema, abbiamo chiesto alla Prof.ssa Ricotti dell’IIS Bachelet di commentare le tracce, sia dal punto di vista dei professori, sia da quello degli alunni: “La prima sensazione all’arrivo delle tracce è stata di sollievo: le tracce erano tutte alla portata dei ragazzi. Per la tipologia A (analisi del testo) sono stati scelti due autori, Pascoli e Verga, che si presume siano stati trattati in modo compiuto e che di solito sono ben compresi e analizzati dagli studenti. Le domande di interpretazione inoltre offrivano il campo a riflessioni su temi ricchi di spunti interdisciplinari (natura versus progresso e il tema dei ‘vinti e degli ultimi’). Un solo rilievo: la scelta di una novella al limitare del verismo per ritrovare le caratteristiche del verismo. Per le tipologie B e C le tematiche erano varie e vicine alle esperienze di vita, studio e alle riflessioni in ambito scolastico, specie in questi anni: le leggi razziali e le discriminazioni di ieri e di oggi; il potere della musica sugli esseri umani; i temi legati ai cambiamenti climatici; la necessità di ripensare la società del Post Covid; la web reputation. A fronte di richieste di produzione nel complesso chiare e guidate, la comprensione dei testi non è stata per tutti semplice; in particolare, il testo di Sacks (B2) e quello del premio Nobel (Parisi) hanno presentato qualche passaggio non del tutto compreso. E’ stata una scelta rispettosa, visto che questi studenti vengono da due anni di didattica a distanza a fasi alterne, anni in cui non sempre si è potuto lavorare sullo scritto in misura adeguata. Forse è mancata una traccia che interrogasse maggiormente i ragazzi e i loro mondi e che offrisse spunti per qualcosa di meno ‘scontato’ e scolastico e più originale e che mettesse più in gioco le competenze e l’originalità. Una notazione finale. Di solito noi docenti di lettere puntiamo sugli autori e sull’analisi del testo, che è stata minoritaria nella scelta dei ragazzi. Nella mia classe di 28, in 10 hanno svolto la tipologia A (3 Pascoli e 7 Verga). Più gettonato, in generale, il testo della Segre e, in alcuni indirizzi, quello di Parisi. Questo merita una riflessione: prepariamo di più a livello letterario e lasciamo più scoperto il livello della comprensione di un testo non letterario e la capacità di argomentare, ma poi i ragazzi si sentono più ‘sicuri’ o più stimolati da altro”.
Alessandro Gastaldi