MILANO – II 10 maggio scorso il Museo Poldi Pezzoli ha presentato l’Orangerie, un nuovo ambiente che va ad arricchire gli spazi della casa museo di Via Manzoni.
L’Orangerie è una sala polifunzionale di oltre 100 metri quadri, inserita all’interno del meraviglioso giardino Poldi Pezzoli: un nuovo affaccio sul verde per tutta la città.
“Volevamo uno spazio che restituisse ai visitatori quel desiderio di verde che tutti noi stiamo riscoprendo, tenendo conto dei temi della sostenibilità e del risparmio energetico. Inoltre, Milano è famosa per i suoi giardini nascosti, come lo splendido esempio di giardino all’inglese del Museo. Non dimentichiamo infatti che l’attuale via Manzoni era nota ancora al tempo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli come corsia del Giardino. Il nostro desiderio è dunque quello di restituire al pubblico attraverso le attività che vi si svolgeranno un contatto con la natura, mediante una struttura che dialoghi con l’ambiente circostante” – dichiara Annalisa Zanni, direttore del Museo.
IL GIARDINO POLDI PEZZOLI
Via Alessandro Manzoni prima di essere dedicata al grande scrittore, era chiamata Corsia “del Giardino” per la presenza di un antico grande orto, quasi un quartiere a sé. I primi documenti relativi al giardino che sarà del Poldi Pezzoli risalgono al 1737: nello spazio attuale erano inizialmente presenti ben quattro giardini, tra loro confinanti, appartenenti a diversi proprietari: il Conte Porta, il Conte Olgiati, il Conte Alario e il Marchese Olivazzi. Su questa direttrice, dal XVII secolo iniziarono a erigersi palazzi nobiliari: negli spazi di via Manzoni 12, sede del museo, intorno al 1777 il palazzo già presente fu acquistato insieme al giardino da Giuseppe Pezzoli d’Albertone (1743- 1818), zio del padre di Gian Giacomo.
Il giardino all’italiana
Dal 1787 egli affidò all’architetto Simone Cantoni (1736-1818) il rinnovamento neoclassico del palazzo e del giardino, che venne adornato di statue. Il giardino era disposto all’italiana, con quattro aiuole geometriche collegate centralmente da una piccola rotonda.
Il giardino all’inglese
Nel 1819 Giuseppe Poldi eredita dallo zio il cognome Pezzoli d’Albertone, il titolo nobiliare e il palazzo, che sceglie come residenza principale per lui e la sua sposa Rosina Trivulzio. Nel 1838 Rosina Trivulzio fa trasformare il giardino “all’inglese” secondo la moda romantica, con un effetto più libero e naturale, e scorci diversi che si aprono man mano che vi si passeggia. Esso è descritto come “Giardino all’inglese diviso in diversi tappeti verdi con piante fruttifere, esotiche, fori e con cespugli con montagnata fra vialetti sabbiosi e sul retro due statue di Adone e Diana con un carro e due colombi”.
Il giardino di Gian Giacomo Poldi Pezzoli
Nel 1853 Gian Giacomo Poldi Pezzoli acquista gli edifici e i terreni a fianco del suo su corsia del Giardino, e fa erigere dall’architetto Giuseppe Balzaretto un nuovo palazzo, l’attuale via Manzoni 14, gemello del proprio. Giuseppe Balzaretto (1801-1874) era un famoso architetto di giardini, che disegnò fra gli altri i giardini pubblici di via Palestro. Egli progetta una serliana di collegamento tra i due palazzi di via Manzoni 12 e 14, che consente una visione dalla strada del giardino. Il verde viene inoltre riprogettato con un impianto a rondò e aiuole collegate fra loro in vari percorsi.
Il giardino è rimasto di pertinenza dei discendenti degli eredi. Molte delle sale del primo piano del Museo sono affacciate sul verde sottostante e le loro finestre sono dotate di moderne pellicole a controllo solare che garantiscono, insieme a tende tecnologiche, le corrette condizioni di conservazione delle opere.
Da oggi si apre così una vista panoramica inaspettata su uno dei giardini più vasti di Milano centro.
IL NUOVO PROGETTO E LA STRUTTURA
Con il nuovo spazio, progettato e realizzato nel 2021 dalla società Square Garden, si è voluto restituire non solo la vista del giardino, ma anche la visibilità della parte inferiore della facciata interna del Palazzo, finora occultata dalla vecchia struttura; contemporaneamente, si è ritenuto opportuno tener conto dello stile dell’edificio, utilizzando una serie di decorazioni di grande semplicità, evocative di quelle in uso tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che articolano la nuova costruzione.
La struttura, in acciaio e vetro, ha una copertura realizzata in lamiera lavorata e piegata manualmente, come le pensiline dei primi anni del secolo scorso, con vetrate e decori in ferro battuto finemente lavorati: creste Versailles sul colmo e mantovane in stile Milano al di sotto della gronda. I serramenti perimetrali sono anch’essi realizzati in acciaio, come il ferro finestra dei palazzi dell’epoca. La pavimentazione è in legno massello.
Il nuovo spazio si presta ad ospitare laboratori, conferenze, attività per tutti i pubblici, oltre a esclusivi eventi privati come aperitivi, cene placée e meeting aziendali.
“Siamo molto orgogliosi di poter tagliare il nastro di questo nuovo ambiente, che vuole essere una grande finestra dalla quale contemplare il giardino, al tempo ‘oasi’ privata di serenità di Gian Giacomo Poldi Pezzoli e di cui ora si potrà ammirare la bellezza complessiva” – conclude Annalisa Zanni, direttore del Museo.
L’intervento è stato possibile grazie all’insostituibile ingegnere Mario Franzini, che da anni ormai sostiene generosamente il Museo nella sua politica di ampliamento degli spazi.
Il Museo esprime il suo ringraziamento a Immobiliare Molgora S.p.A. che ha messo a disposizione una piccola area del giardino per consentire la creazione di uno spazio confortevole; all’arch. Francesco Patrini, direttore dei lavori, all’ing. Pietro Palladino dello studio Ferrara-Palladino lightscape per la consulenza illuminotecnica, a GiPas per la realizzazione dell’impianto di illuminazione, a Mitsubishi Electric per l’impianto di climatizzazione e a tutto il personale del Museo, capeggiato dal Signor Duilio Marsiglio, responsabile della sicurezza.
Si ringrazia Pastor Flowers.