Dopo circa una settimana di febbre e malesseri generali, vani trattamenti antipiretici e con un po’ di affanno respiratorio  decido di sentire il mio medico. Dopo avermi auscultato capiva che nei miei polmoni c’era qualcosa che non andava. Mi inviava subito al pronto soccorso dell’ospedale di Magenta dove effettivamente riscontravano focolai ai polmoni e mi ricoveravano  nel reparto Covid-19  per la terapia con ossigeno e farmaci vari. Qui lo scenario che ho vissuto mi ha ricordato alcune scene di film ove simulavano l’interno di ospedali di guerra, solo che qui era realtà, non c’erano né feriti, né sangue, solo sofferenze e paure. Una sensazione strana e inquietante.

Un ricordo indelebile lo rivolgo ai vicini di letto coi quali ci si faceva coraggio a vicenda, a chi voleva arrendersi e ha combattuto e soprattutto a chi purtroppo si è arreso e non ce l’ha fatta. Ricordo gli ultimi saluti ai famigliari….e quelli che se ne sono andati da soli. Dopo un netto miglioramento, il 14 aprile  sono stato trasferito all’ospedale di Abbiategrasso reparto sorveglianza Covid-19.

Devo ringraziare tutto il personale sanitario degli ospedali di Magenta e di Abbiategrasso che si è prodigato con professionalità, gentilezza,passione  pazienza e umanità, persone costrette a lavorare tutto il tempo bardate con scafandri opprimenti, soprattutto anche a rischio della loro stessa salute e di quella dei loro famigliari e che trovavano anche il tempo di sdrammatizzare per tirare un po’ su il morale di tutti i pazienti.

Consideravo che siamo abituati a lamentarci spesso di tutto, per nostra natura il malcontento è imperante, ma siamo italiani, siamo i migliori  ne sono sicuro, non abbiamo eguali al mondo, se lo vogliamo, sia a livello umanitario  che professionale, dobbiamo cercare di esserne più consapevoli.

La consapevolezza deve essere parte prioritaria anche e soprattutto a livello politico ed istituzionale affinché vengano tralasciati inutili, egoistici e improduttivi interessi politici burocrati e strategici che non servono a nulla, ma che sia volta soprattutto a valorizzare quelle strutture già esistenti e come abbiamo visto sempre più necessarie  con investimenti maggiori sia strutturali che di personale, perché il futuro molto probabilmente ci metterà ancora a dura prova e allora se nulla si farà, ci piangeremo addosso coi “si poteva fare” ; nessuno sarà indenne da questo rischio.

Sarebbe un peccato non trarre da questa esperienza una nuova onesta e consapevole riflessione.

Sono state distribuite ai pazienti copie dell’ “Eco della città” una bella iniziativa. Ogni apporto di svago e di lettura sono sempre ben accetti da chi è costretto a vivere quotidianamente in una camera senza poter assolutamente uscire .

Sono stato fortunato, ringrazio tutti. Non vedo l’ora di chiudere per l’ultima volta l’armadietto n° 7 della mia cameretta ospedaliera per tornare finalmente  a casa dalla mia famiglia. E la vita fortunatamente continuerà ancora.

Grazie a tutti. Da un paziente Covid ricoverato ad Abbiategrasso che ha letto il giornale.

“Grazie per la sua preziosa testimonianza. La redazione.”