ABBIATEGRASSO – “Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale”. Luigi Einaudi. Si può sintetizzare così la conferenza del prof. Davide Maggi, tenutasi lo scorso 4 ottobre all’Annunciata. L’evento è stato organizzato da Azione Cattolica della Pastorale S. Carlo e il Circolo Acli, in occasione del terzo anniversario della morte di Enzo Bianchi. Titolo della serata: “Economia: Quale sviluppo sostenibile?”. L’incontro non sarebbe potuto arrivare con miglior tempismo. Da mesi in città tengono banco le polemiche incentrate sulla realizzazione del parco commerciale. L’opportunità, i pro e i contro della sua realizzazione. Pur non entrando mai nel merito della questione, il docente universitario ha arricchito i presenti con una lezione di economia che ha toccato le radici della questione. Tantissimi i temi trattati dal prof. È partito chiarendo la differenza tra crescita e sviluppo, sottolineando che il secondo concetto aggiunge aspetti relazionali e spirituali a quelli economici. Uno sviluppo potrà essere più o meno sostenibile. Questo sarà determinato dai “processi umani che verranno posti in essere per rendere un’attività sostenibile”. Se il cambiamento terrà conto degli aspetti socio-relazionali e spirituali, si avrà uno sviluppo, altrimenti avremo una crescita economica fine a se stessa, meno utile per la persona e che porta ad essere “individui”, soggetti singoli slegati da qualsiasi relazione. È proprio questo il tema centrale affrontato da Maggi. Lungi da avere soluzioni o ricette magiche, il professore è convinto che se si desse precedenza alla persona e allo sviluppo della società, invece che alla crescita, si invertirebbe la rotta di un’economia che pare sempre di più volerci come individui, soggetti singoli utili solo per il consumo fine a se stesso. Citando la frase sopra riportata di Einaudi, Maggi ha spiegato che provando a risolvere problematiche economiche ormai radicate nella società globale, con mere riforme, non si fa altro che rimandare il problema, va da se, ingigantendolo. La crisi economica che stiamo affrontando da ormai 10 anni è considerata non “Tecnica”, quindi risolvibile con manovre economiche, ma “Entropica”, intrinseca nei valori della collettività. Urge un cambiamento, una rivoluzione, che porti “A riveder le stelle” ma solo dopo esser passati attraverso le difficoltà. Insomma nessun rimedio facile e scorciatoia, la società ha bisogno di guardarsi allo specchio e trovare la forza di cambiare e rivoluzionare il modo di interpretare l’economia. Una risposta potrà certamente essere la ricerca della sostenibilità. “Molti colossi della finanza investiranno sempre di più in attività sostenibili, a partire dall’energia. Questo, nonostante sia un bene, non viene certo fatto con l’intenzione di migliorare la vita delle persone, ma per necessità”. Maggi ha inoltre affrontato il tema della storia dell’economia, dalle origini della finanza fino alla globalizzazione ed il consumismo degli ultimi decenni. Il docente ha poi sfiorato alcuni temi legati a ciò che questo sistema economico e di consumo può scaturire nella società. Sottolineando come, pur ricercando la globalizzazione, si stia cercando di soddisfare l’individuo e la sua sete di consumo “Io sono per consumare, quindi consumo per essere”, ci si identifica sempre di più in quel che si possiede e si consuma, quasi sempre da solo; dimenticando le relazioni e soprattutto non accettando di non avere una cosa. Il nostro cervello è abituato ormai a soddisfare le proprie volontà a tutti i costi, in alcuni casi limite questo atteggiamento lo si riporta anche nei rapporti umani, non accettando ad esempio il rifiuto di una donna. Una lezione interessante e comprensibile per tutti, nonostante la complessità dei temi trattati. Maggi ha condiviso con la sala il suo ottimismo, confidando che in un futuro più o meno lontano qualcosa cambierà, ma il processo deve iniziare oggi, magari proprio dall’insegnamento, il quale dovrebbe cercare di “istruire” di meno e “formare” di più i giovani. Non riempiendoli delle solite nozioni e regole già digerite, ma facendo tirar fuori le idee che hanno loro. Luca Cianflone