ABBIATEGRASSO – Se n’è andato anche Venanzio Gibillini, per tutti “Giba”, uno dei pochi sopravvissuti alle molte atrocità dei campi di sterminio nazisti. Molte generazioni di studenti delle scuole superiori abbiatensi hanno avuto il piacere di conoscerlo e di ascoltare avvinti il racconto della tragica esperienza di deportato vissuta in gioventù, quando con i loro insegnanti affollavano l’aula magna o l’auditorium della Fiera, in occasione del Giorno della Memoria che ogni anno si celebra in città. Una coinvolgente lezione di storia che arrivava alla platea di giovani non da un professore qualsiasi, ma da chi aveva vissuto in prima persona sulla sua pelle quelle tristi vicende del passato e aveva deciso di raccontarle alle nuove generazioni per metterle in guardia da un male che mai più deve ripetersi. Accanto a lui, Puccy Paleari, storico e documentarista, che ha il grande merito di raccogliere e conservare le testimonianze degli ex deportati sopravvissuti ai lager, perché ne rimanga traccia anche dopo la loro scomparsa e si possa fruirne anche in futuro. Sollecitato dalle sue domande, “Giba” con tono pacato, mai rancoroso, raccontava con semplicità i dettagli essenziali della sua storia che, come quella di molti, aveva avuto la sfortuna di incrociare avvenimenti terribili della Storia dell’umanità. L’arresto nel ’44 a 19 anni per non aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana, il carcere a San Vittore, il trasferimento nel campo di Bolzano e poi nel campo di Flossenburg dopo un estenuante viaggio in un vagone merci. Lì l’identificazione con un triangolo rosso ed un numero, l’umiliazione e la perdita della dignità umana, le mille difficoltà della vita quotidiana. E ancora il trasferimento a Kottern, sottocampo di Dachau, come aggiustatore in una fabbrica. Da lì arriva un oggetto che si porterà sempre appresso come indelebile ricordo: un pezzo di alluminio, usato come cucchiaio, con incise le scritte “Milano” e “Mamma”. Infine la liberazione nel ’45 e il ritorno a casa, seguito da un silenzio lungo 25 anni. E, dopo un viaggio con la moglie a Dachau, la decisione di diventare quello che è stato in tutti questi anni: un prezioso testimone per tutti, soprattutto per i giovani, delle atrocità compiute dal nazifascismo. Nel ringraziarlo per la sua infaticabile opera, facciamo tesoro delle sue parole: “La libertà bisognerebbe rispettarla e conservarla ogni giorno”. Un monito ad alzare la guardia nei confronti di chi oggi volesse mettere a rischio la libertà che nelle sue varie forme è tutelata dalla Costituzione, nata dall’antifascismo unitario. La Sezione ANPI “Giovanni Pesce-Visone” rende grazie a “Giba” per il generoso contributo dato alla formazione dei giovani ed esprime sentite condoglianze alla sua famiglia. M.B.