ABBIATEGRASSO – “Una storia che inizia da un’offesa – è Silvana che parla – abito a Civita di Cascia in provincia di Perugia, conta 50 anime a 1.200 metri di altitudine. Nel ’78 un terremoto, ci abitavano i miei nonni, negli anni ’80 torno lì e come tutti vivo in un container di alluminio, arroventato in estate e gelido in inverno quando gli stivali si attaccavano al pavimento. Ci ho cresciuto un bimbo a cui mettevo l’ovatta nelle scarpe mentre i vecchi morivano, uno dopo l’altro, in anticipo rispetto all’aspettativa di vita che altre condizioni avrebbero consentito. Nei primi anni ’90 ci hanno presentato un progetto di ricostruzione, ci andava bene tutto pur di scappare dall’inferno in cui stavamo. Dopo qualche anno ci troviamo una nuova Civita, ‘condensata’ in 3 file di case a schiera come fossimo al mare, senza una piazza, con una chiesa triangolare e totalmente in cemento armato. Questa è l’offesa! Una grande offesa a un popolo contadino abituato a cuocere ancora il pane nel forno, con le galline sotto a fare le uova. I vecchi continuavano a essere malinconici e a morire, niente a che vedere con le statistiche precedenti al terremoto, lo rileva un grafico con i relativi dati. Questo nuovo paese non ha anima né radici, decido di impegnarmi a ricostruire le radici per questa nuova società che avendo perso gran parte dei vecchi è costituita ormai per lo più da giovani che necessitano di saggezza, esperienza, testimonianze sulle loro tradizioni. Mentre mi ritrovo a traslocare quanto è rimasto nella vecchia cantina ad arco che ha resistito al terremoto e trasferirlo nel nuovo garage, trovo alcuni barattoli. Una serie di barattoli con dei semi, conservati dai contadini. Grano, orzetto primaverile, lenticchie, cicerchia, ceci e un barattolo di semi somiglianti al pepe, ma mi dico che non può essere perché in montagna il pepe non cresce. Incuriosita porto questi semi a diverse persone, chiedo aiuto ma nessuno riesce a riconoscerli. Allora li semino. Assisto con stupore a una pianta che non smette di crescere, arriva a 70 cm, poi a un metro, con piccole foglie rotonde e un fiore meraviglioso, una sorta di orchidea dal cuore fucsia e la corolla rosa che mentre raggiunge la maturazione fa uscire il bacello, il cuore diventa blu e la corolla celeste. Me ne innamoro e mostro tale meraviglia per individuarne origine e caratteristiche, interpello amici agronomi, sono le persone del luogo che infine riconoscono la pianta: è la ‘roveja’, un piccolo pisello selvatico che si era perso nel tempo. Probabilmente quando la meccanizzazione ha soppiantato la raccolta manuale, ha sacrificato la presenza di questo legume a favore di una coltivazione estensiva e più redditizia”. Questo è l’antefatto: da donna indipendente e piena di iniziativa, Silvana introduce con entusiasmo anche la roveja mentre coltiva zafferano, lenticchie, farro, ceci, cicerchia. La roveja è il prodotto che Silvana Crespi ama di più, lo ha riscoperto e fatto rinascere, Linea Verde le ha dedicato per questo un’intera trasmissione, Slow Food lo ha valorizzato nel 2007 come prodotto di presidio, riconoscendo le sue alte proprietà nutritive, il 23% di proteine, l’ottimo sapore, la tradizione della coltivazione nel rispetto dell’ambiente. “Torniamo alle origini – afferma Silvana – mi sono stati proposti nomi altisonanti ma io ho lottato, anche se il percorso si faceva in salita, e ho preteso che si chiamasse Roveja di Civita di Cascia, in omaggio alla ricostruzione delle radici del territorio. Siamo una decina di famiglie, a 1.200 metri, recentemente sono nati 3 bambini, anche i giovani ora amano e vogliono rimanere nella propria terra. Il mio scopo è che la roveja diventi un motivo per rimanere in questa terra così aspra, difficile ma libera. Se sei contadino lavori sodo ma sei…libero”. A Civita di Cascia la casa di Silvana è stata pesantemente lesionata dal terremoto così come tutto il suo territorio, una terra già difficile, ancora molto amata ma dove è sempre più dura resistere. La manifestazione Birrinbià quest’anno vuole dare una mano a Silvana e a chi, intorno a lei, vuole far rinascere la vita e…la roveja. E.G.