Il 17 marzo 2019, la Polizia Penitenziaria compie la veneranda età di 202 anni di Onorato servizio per il nostro paese. – ci ricorda Andrea Pasini –Era il 17 marzo del 1817 quando il Re di Sardegna Vittorio Emanuele I° fondò il Corpo degli Agenti di Custodia dicendo loro: “Soldati, ho voluto creare questo Corpo di Polizia Militare specializzato per mettere in riga tutti i galeotti del nostro paese. Il vostro compito sarà arduo, difficilissimo e molto duro, ma sono sicuro che voi saprete far rispettare la legge a questi criminali”. E fu così che il Corpo degli Agenti di Custodia nei secoli divenne il glorioso e il mitico. Tuttavia il 15 dicembre 1990 con la legge n.395 il Corpo degli Agenti di Custodia fu smilitarizzato e disciolto e assunse il nome di Polizia Penitenziaria, quindi un Corpo di Polizia con l’ordinamento non più militare ma civile. Nell’arco di oltre due secoli il personale della Polizia Penitenziaria ha pagato un tributo altissimo in vite umane, per difendere le nostre libere Istituzioni democratiche fino all’estremo sacrificio, opponendosi combattendo in primis alla criminalità comune e poi la criminalità organizzata e il terrorismo. Per questo tutta l’Italia deve essere fiera e grata dei nostri ragazzi e ragazze della Polizia Penitenziaria, il Corpo di Polizia che tutto il mondo c’invidia. Oggi, più che mai, – continua Andrea Pasini –non si possono trascurare i risvolti che la sicurezza assume sullo sviluppo ordinato della nostra società grazie al quotidiano lavoro degli agenti penitenziari cui è assegnato il complesso compito di tutelare e garantire la legalità all’interno delle carceri. È terminato il tempo delle sterili strumentalizzazioni che hanno subito le forze dell’ordine, con tutele sempre più ridotte rispetto alle pene riservate a chi commette reati contro gli agenti. Bisogna, quindi, individuare strumenti legislativi per aumentare le pene a chi compie reati contro le forze dell’ordine. La politica deve contribuire a edificare una società che dia valore e rispetto agli agenti della Polizia Penitenziaria e a tutti gli uomini e le donne che vestono una divisa, che li faccia sentire fieri e orgogliosi del proprio lavoro. Bisogna con urgenza consentire agli agenti della Polizia Penitenziaria di lavorare in condizioni dignitose e riorganizzare, con estrema urgenza, la pianta organica del corpo della Polizia Penitenziaria. È urgente – sottolinea Andrea Pasini – garantire maggiore tutela condividendo obiettivi volti a offrire più diritti alle donne e agli uomini della categoria della Polizia Penitenziaria. Il comparto che rappresentano questi eroi in divisa continua ad avere delle oggettive criticità ed emergenze. Il lavoro svolto dagli agenti si è fatto sempre più impegnativo dato che, negli anni, la Polizia Penitenziaria si è vista tagliare ben 4mila unità a fronte di una carenza complessiva di oltre 8mila, e un sovraffollamento carcerario che sfiora le 60 mila presenze rispetto ad una capienza di poco superiore a 50 mila posti detentivi. È questo uno degli indicatori che produce nella quotidianità aggressioni nei confronti degli agenti. E questo non è più accettabile. conclude Andrea Pasini di Trezzano Sul Naviglio