L'eco della città

“La morte di nostra madre non è in vendita”

ABBIATEGRASSO – Un’esperienza tragica che le figlie di Amedea Astorri, 75enne morta il 12 aprile, hanno sottoposto al giudizio della Procura della Repubblica, per avere giustizia. Nell’esposto, le figlie Amanda e Sabrina Ferrario hanno descritto l’esperienza ospedaliera vissuta da quando la madre è stata ricoverata l’11 marzo per un ictus presso l’ospedale di Legnano da cui è stata dimessa il 22 marzo, vigile, negativa al Covid  e idonea ad essere trasferita nel reparto di riabilitazione del Cantù di Abbiategrasso. Entrambe le sorelle sono sempre state in contatto telefonico con la madre e spesso si sono recate in ospedale anche per parlare della situazione clinica della congiunta con i medici. Medici che avvisavano il giorno 26 che la madre, entrata negativa, era ora positiva al Covid, forse perché il figlio della signora con cui condivideva la camera era risultato positivo. Medici che si rammaricavano di non riuscire a far rispettare, nel reparto di riabilitazione, le regole anti-Covid, reparti peraltro sempre aperti e percorribili facilmente da chiunque. Medici che hanno mentito alle figlie sulle condizioni reali della madre, che poi si sono scusati per questo, durante il progressivo peggioramento della donna, nel frattempo trasferita a Magenta. Amanda Ferrario, che abbiamo ascoltato al telefono, e la sorella Sabrina hanno presentato un esposto in cui descrivono in modo dettagliato quanto è accaduto, con nomi e cognomi dei medici con cui hanno avuto contatti, date, comportamenti e dichiarazioni. Hanno presentato la stessa documentazione all’Ordine dei Medici e ai Nas a cui chiedono informazioni sui protocolli anti-Covid. Con stupore e amarezza si sono sentite dire da una dottoressa, poche ore dopo il decesso della madre, di non chiedere un risarcimento. L’indomani dell’invio dell’esposto all’Ordine dei Medici, si  sono viste recapitare, come afferma  Amanda “una email da parte di una Compagnia di Assicurazione, delegata dall’Asst ovest milanese a cui fanno capo gli ospedali coinvolti, che proponeva di presentare una richiesta di risarcimento danni. Abbiamo risposto che nostra madre non è in vendita. Intanto stiamo facendo periziare le cartelle cliniche, non intendiamo arrenderci e vogliamo che le responsabilità vengano valutate e si prendano provvedimenti  per comportamenti che, se inadeguati, possono portare alla morte, com’è accaduto a nostra madre”. E.G.

 

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