ABBIATEGRASSO – Venerdì sera la Sala Consiliare del Castello Visconteo ha ospitato, a proposito della giornata del 25 contro la violenza sulle donne, lo psicanalista Luca Lovotti e il docente di filosofia Emilio Florio. Iniziativa Donna ha chiesto, con acume, agli uomini di parlarne agli uomini.
Con loro anche le voci narranti maschili e gli interventi musicali del Gruppo De Terra. Una serata ricca di spunti di riflessione e di suggestioni emozionanti, come la lettura di verbali con quanto rilasciato alle autorità da assassini di donne, racconti che descrivono con minuzia particolari agghiaccianti di come hanno dato la morte. “Dopo 5 minuti mentre stringevo il cappio ho visto uscire sangue dal naso, il cavo attorcigliato attorno al collo di Vanessa, ancora rantolante, allora ho preso un fazzoletto e dopo averlo intriso di candeggina l’ho premuto sulla bocca e sul naso per non farla più respirare…Avrei potuto fermarmi, non l’ho fatto”.
Questa è una di diverse testimonianze, crude, crudeli, intervallate da musiche e canti che ritmano l’angoscia, un grido di dolore e una richiesta d’amore invece che un finale di morte. Lo psicologo Lovotti ha rotto il silenzio lasciato tra il pubblico dalla narrazione di un dramma che si compie di continuo, ogni 3 giorni una donna viene uccisa da un uomo che spesso è il suo compagno. Uomini che compiono gesti ingiustificabili che lo psicologo tenta di approfondire, scavando nella storia generazionale e nei modelli maschili, soffermandosi soprattutto più sul ‘sentire intimo’, individuale e sulle diverse forme di violenza, verbale, psicologica e fisica.
Quest’ultima è quasi sempre esclusivamente maschile. Una violenza che quando esplode non lascia spazio di rientro. Lovotti ha scandagliato soprattutto ‘quando la coppia si ammala di violenza e vive una tragedia’. L’esplosione è preceduta dalla rottura di “un patto salvifico: tu sei mia, io sono tuo”, la coppia si isola, c’è una complicità che deve trovare la dimensione dell’io con un noi. Due persone che si promettono felicità eterna, perché l’altro risponde ai bisogni più profondi che sono l’essere amati e non essere lasciati soli.
Bisogni che, se non ricevono risposte adeguate, fanno percepire ferite che accumulano odio che può portare a compiere azioni terribili. L’eros, il desiderio sessuale è percepito come bisogno che vuole una risposta che, se non arriva, provoca l’esplosione. Per evitarla, occorre sviluppare una competenza emotiva, saper riconoscere nell’altro le emozioni che non sempre coincidono con le nostre. Una competenza, una capacità che richiede tempo per riconoscere la donna come un soggetto e imparare ad accettare un ‘no’ senza agire la rabbia che diventa sopraffazione. Si agisce la violenza e si compie la tragedia quando la donna è diventata un oggetto deludente, l’aggressione fisica e l’omicidio è perpetrato su chi si considera un oggetto, non più una persona.
L’aggressività in certi contesti è vista dal maschio come esperienza di sicurezza, in una società dove vige la legge del più forte, mentre occorre accettare limitazioni della propria libertà e pulsioni se vogliamo avere un rapporto con gli altri, partendo dal presupposto che siamo tutti diversi, perché questo ci obbliga a fare sforzi per capire l’altro e farci capire. Una relazione presuppone questo sforzo e questa è la base dell’educazione emotiva, conoscere chi è l’altro, che non è solo la proiezione dei nostri desideri. La coppia può ripetere i cliché familiari in maniera acritica o rendersi conto di questi meccanismi.
Dopo altri interventi musicali e inquietanti letture, il prof. Emilio Florio ha delineato la ‘crisi del modello maschile’, attingendo dalla sua esperienza quotidiana con i ragazzi a scuola. Florio osserva i ragazzi anche all’intervallo, i momenti di eccitazione, la creazione del branco con un capobranco e i gregari, c’è chi vince e chi perde. In chi perde si crea un meccanismo di mortificazione in cui ha origine la violenza. La sottomissione al branco genera il piacere di sottomettere qualcun altro, possibilmente una donna. La donna indica nel branco il livello a cui sei arrivato e, se sei lasciato, perdi uno status, spesso perché un altro uomo si è dimostrato migliore. Florio ha individuato la crisi del potere maschile soprattutto nel cambiamento epocale che ha portato le donne a raggiungere con percentuali importanti posti di potere e ruoli prima solo maschili, la società sarà sempre più governata dalle donne e questo è motivo di insofferenza nei maschi.
La sfida della scuola di oggi è anche come coinvolgere i maschi in un ambiente in cui l’86% dei docenti è composto da donne. A scuola si vedono nascere le violenze, uno strattone, uno schiaffo, dovuti a un partner in crisi che si esprime in modi inquietanti. Occorre educare alla Parità, ma come si può fare nelle scuole? Per esempio il professore può, deve essere un modello positivo di riferimento. Può far capire che non si perde in virilità se si è gentili. La gentilezza non sminuisce, anzi. Portare rispetto non è fragilità, significa essere uomini in realtà più forti, perché non si ha bisogno di prevaricare. Enrica Galeazzi