ABBIATEGRASSO – Nel quadriportico della basilica di Santa Maria Nuova, le cui colonne erano agghindate a festa con nastri color porpora e rametti d’ulivo che rimandavano entrambi a Mons. Flavio Pace e alla sua recente ordinazione episcopale, ha fatto il suo ingresso, domenica mattina alle 9.45, su una vettura scoperta, preceduta da un corteo di giovani e famiglie in bicicletta, provenienti dall’oratorio San Gaetano, il neo Arcivescovo.
Ad attenderlo molti abbiatensi e le autorità cittadine, che l’hanno accolto con abbracci e gli hanno rivolto parole di saluto. Il suono delle campane ha richiamato tutti nelle navate, che si sono affollate sino all’inverosimile, per assistere alla S. Messa solenne e concelebrata, presieduta da Mons. Pace.
Preceduti dai bambini della Prima Comunione di bianco vestiti e da un gruppo di suore, i sacerdoti in corteo sono giunti ai piedi dell’altare, dove tre ragazzini hanno accolto Sua Eccellenza con queste parole: “Conosco uno che è diventato vescovo e che prima, quando non era vescovo, diceva Messa su un mucchio di zaini in gita in montagna, accompagnava i bambini come noi a ricevere i Sacramenti, ha anche recitato in un musical proprio qui nel quadriportico, correva in fiaccolata, teneva le adunate del Grest e confessava in campeggio all’ombra di un pino seduto su una roccia. Per questo l’hanno fatto vescovo, ha fatto così tanto da meritare un premio. A pensarci meglio, diventare vescovo non può essere un premio, è ciò che Don Flavio ha incontrato sulla sua strada per continuare a servire la Chiesa che ha scelto come sposa. E’ questa una splendida occasione per riscoprirci membri di una sola famiglia, la Chiesa Universale, il luogo della nostra storia di battezzati. Senza di Lei non avremmo mai conosciuto Don Pace, siamo dei battezzati fortunati, conosciamo uno che è diventato vescovo”. E’ quindi intervenuto Mons. Paolo Masperi, tornato per l’occasione nella parrocchia dov’era stato prevosto e aveva avuto accanto come amico, collaboratore ed educatore don Flavio Pace, appena ordinato sacerdote. “Abbiategrasso ti celebra qui con il cuore e la voce di una comunità viva che, devota a Maria, eleva il suo inno di lode e riconoscenza – si è così rivolto a Sua Eccellenza – Grazie, caro Don Flavio, vescovo nelle mura romane, ma sempre affezionato a questa affettuosa città che ti ha generato al cammino della Chiesa Universale nel servizio indefesso e sorridente, aperto sempre al dono della gioia. Grazie!”.
Dopo la calorosa accoglienza, è iniziata la S. Messa, animata da numerosi canti e immersa in nuvole di profumato incenso, durante la quale l’Arcivescovo ha proposto la sua omelia. Ha salutato innanzi tutto i ragazzi, seduti nelle prime file di panche, pronti a ricevere la Seconda Comunione, spiegando loro di “aver ricevuto un regalo in comune: l’incontro con Gesù nell’Eucaristia, poiché Egli ha scelto di rimanere sempre in mezzo a noi”. Ha ricordato, quindi, la sua ordinazione l’8 giugno 2002 e la sua presa di servizio nella nostra città come guida della Pastorale Giovanile il 3 luglio con la celebrazione della prima Messa nella chiesa di San Gaetano, sino al 4 settembre 2011, con l’ultima celebrazione prima di recarsi a Roma per ricoprire altri incarichi affidatigli. “Essere vescovo – ha poi affermato – è un anello che collega in maniera viva la Chiesa di oggi alla Chiesa fondata da Gesù, di cui gli Apostoli sono testimoni. La parola di Dio è una nave che porta a sognare grandi orizzonti per tutti. Oggi siamo pieni di navi distrutte o disorientate che hanno paura di uscire dal porto in mare aperto. Gli Apostoli invece hanno preso il largo vincendo la paura”. Ha ricordato anche la figura di Carlo Acutis, un giovane morto a 15 anni, una vita breve ma piena, che soleva dare la carità ai poveri incontrati e ripeteva sempre la frase “l’Eucaristia è la mia autostrada verso il cielo”.
E, avviandosi alla conclusione, Mons. Pace ha invitato a “reimmergerci all’inizio della nostra storia, al momento del Battesimo”, proponendo anche con una specie di ‘editto’ “che si smetta nelle chiese di fare i battesimi con ciotole che poi diventeranno vasi per i fiori.
Nelle chiese che hanno un bel Battistero, come le vostre, i battesimi si facciano dove c’è una vasca d’amore in cui si è immersi. Dio non è solitudine, ma comunione d’amore. Senza battesimo, non ci sarebbe la storia che ci vede qui radunati oggi”.
Al termine della celebrazione, i ringraziamenti di Mons. Innocente Binda e la consegna da parte della comunità abbiatense di alcuni doni al neo vescovo, che ha ringraziato con un invito finale a “non lasciare nessuno solo”, prima di ricevere, ai piedi dell’altare, gli abbracci e i saluti calorosi di quanti, in lunga fila, hanno desiderato rivolgergli personalmente qualche parola di ringraziamento e d’augurio.
Mariagrazia Broglia