ABBIATEGRASSO – Prima di riportare gran parte della videointervista in diretta a Maria Pia Trevisan di venerdì 8 novembre, qualche nota biografica. Maria Pia nasce a Castelvetrano nel 1938, a 2 anni la famiglia si trasferisce in Lombardia, dopo l’Avviamento a 15 anni inizia a lavorare, in calzaturifici prima, poi alla Igav e per 23 anni alla Mivar  dove è sindacalista Fiom. Impegnata anche in politica con P.C.I e P.D.S. per 5 volte consigliere e dal 2002 al 2007 Presidente del Consiglio Comunale. Autrice di sei libri, l’ultimo recentissimo, disponibile dal 15 ottobre è “Le radici del caprifoglio”. L’abbiamo intervistata per parlarne, anticipare e promuovere la presentazione che si terrà domenica 17 novembre alle ore 16 a Spazio Ipazia in vicolo Cortazza, organizzata da Iniziativa Donna e L’altra libreria, sarà presente Francesca Silvestri di Ali&no editrice. Dopo “Racconti di donne in fabbrica”, “Passi nel silenzio”,”L’operaia che amava la sua fabbrica”, “Le farfalle di Ebensee”, “Andar per storie” e “La coda della cometa”, ecco “Le radici del caprifoglio” che ho avuto il privilegio di leggere in anteprima in agosto e, come ricordato nella diretta, ho immediatamente inviato a Maria Pia il seguente messaggio: “Un racconto introspettivo che risveglia ricordi ed emozioni e induce a riflettere su amore, gelosia, soprattutto sui rapporti familiari da cui discendono molte nostre scelte. Riflettere su quanto poco conosciamo chi ci sta accanto, compagni o familiari a cui attribuiamo le nostre sensazioni, i nostri vissuti che a volte sono molto lontani dalle loro intenzioni e realtà…” Un racconto che inizia con “Gatto, sedia, fornello”, in dialetto, l’autrice spiega perché. “Il meraviglioso dialetto siciliano che mi è rimasto nella mente e nel cuore, le mie radici sono lì e non le ho volute dimenticare, ‘Jattu, seggia e furneddu ‘era la formula della gara a chi riusciva per prima al mattino, a sedersi sulla seggiola con il gatto sulle ginocchia e i piedini a scaldare sulla stufa. Un racconto in parte autobiografico, sono andata a raschiare i ricordi per ambientare questa storia anche con quanto sentito raccontare da altri. Questo romanzo l’ho costruito utilizzando quello che si è sedimentato come esperienza di vita dentro di me, per andare oltre e comprendere la fatica che si fa a crescere, uno sforzo che va fatto superando la superficialità. Mi è costato farlo ma mi è anche piaciuto”. Una vita molto ricca e impegnata… “Credo che sia ricca la vita di tutti, io l’ho raccontata e scrivere obbliga la fissione e le cose vengono viste fino in fondo”. Si sentono le emozioni, invito a leggerlo, si incontrano giochi, paesaggi ben delineati con una prosa semplice ma efficace. Il ritorno del padre dalla guerra, una presenza che cambia l’assetto, l’atmosfera familiare, ma non è forse quanto accade in ogni famiglia quando arriva un figlio, quando nel quotidiano si inserisce qualcun altro, una nascita, un ritorno, un abbandono  e tutto cambia? “Parte anche da qui la mia riflessione, parte da quando arriva un secondo figlio e questo spiazza il primogenito che si sentiva , in questo caso,principessa. Per quanto riguarda il padre,  un’assenza nei miei primi 8 anni, questa assenza ci ha segnati, per me ma anche per lui le figlie erano due sconosciute, abbiamo dovuto imparare a conoscerci e mia madre è stata una straordinaria mediatrice. Un uomo che è tornato molto provato dalla guerra, l’ho sempre percepito come un padre duro, militaresco e ho avuto un rapporto conflittuale”. Una storia di affetti che si modificano nel tempo, rapporti che cambiano con la maturità, rapporti che si perdono e si ritrovano. “Ho il cuore segnato da persone, anche amiche, che sono entrate e uscite dal mio cuore e che hanno lasciato un segno, seppure doloroso. Non voglio però perdere questa voglia di riflessione, forse sono sempre stata troppo seria…” Di riflettere c’è più che mai bisogno, “Le radici del caprifoglio” racconta molto di ognuno di noi. “Mi sono abituata ad osservare  l’esperienza politica e sindacale mi ha avvicinata alle persone, per capire i loro bisogni, le loro angosce…”. Mi congratulo ancora una volta con Maria Pia e invito a leggere “Le radici del caprifoglio” che aiuterà a ritrovare le proprie radici. Enrica Galeazzi