ABBIATEGRASSO – Continua la collaborazione dell’Eco della Città con Iniziativa Donna e Commissione Pari Opportunità con interviste settimanali fino al 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Fabio Mazzetto è un archeologo che si occupa di scavi d’emergenza d’eventuali evidenze archeologiche durante la realizzazione di grandi opere (autostrade, linee ferroviarie, infrastrutture in generale). Abbiatense di nascita, ha lavorato in parecchi cantieri durante la realizzazione di molte opere pubbliche della nostra regione: l’alta velocità Torino-Milano, l’autostrada Pedelombarda, la TEEM. Negli ultimi anni si è dedicato al progetto della Milano-Genova, nei cantieri che interferivano con l’importante sito archeologico della città romana di Libarna ad Arquata Scrivia in provincia di Alessandria e, per ultimo, fino a pochi mesi fa, ai lavori inerenti la realizzazione della linea metropolitana 4 a Milano. Parallelamente all’attività principale, si è sempre occupato di divulgazione culturale nell’ambito di mostre temporanee e permanenti presso il capoluogo lombardo o in altre città, sia come guida che come ideatore ed esecutore di laboratori didattici per adulti e bambini. Guida naturalistica per il Parco del Ticino, attualmente è il responsabile delle attività didattiche per l’azienda agrituristica ‘I Leprotti’ per la quale, assieme ad altri collaboratori, ha gestito con successo il recente campus estivo per bambini e con la quale tuttora collabora nell’intento di sensibilizzare sempre più persone al rispetto per l’ambiente nel quale abbiamo la fortuna di vivere. Corista da oltre dieci anni del Trecime molti lo conoscono come “speaker” del coro abbiatense durante le rassegne cittadine o a Morimondo. Una persona giovane, con molte passioni, un archeologo che non esita a condannare chi si comporta da…troglodita.

Perché ha accettato l’intervista, o meglio, ha accettato di condividere un pensiero, di rendersi utile agli altri per migliorare luoghi comuni di pensiero?

“Credo sia utile condividere il più possibile esperienze che possano migliorare le condizioni di vita di alcune persone, per far sapere agli altri che non si è soli. Nella fattispecie, penso che l’universo femminile, per certi versi così esuberante, in alcuni casi sia estremamente riservato, soprattutto quando si tratta di eventi spiacevoli come i casi di violenza in ambito domestico. Dare ascolto a chi ha necessità e condividere, spesso permette di ritrovare il giusto equilibrio evitando fatti drammatici”.

 

Come agisce nella quotidianità per evitare che si verifichino fatti di violenza?

“Intanto rispettando il prossimo, sia esso uomo o donna. Molte volte situazioni violente scaturiscono da frustrazioni o rabbie represse. Credo sia giusto che ognuno coltivi una propria passione così da sfogare eventuali ansie. Vede, nonostante esistano sempre più social network, credo che la maggior parte delle persone si senta fondamentalmente sola. Basta farsi un giro rapido su FB per capacitarsi di come molte donne si confidino più col telefonino o col pc che non con le proprie amiche o amici. Bisogna ascoltare di più chi ci sta accanto”.

 

Le è capitato di avere a che fare con donne maltrattate? Se sì come ha reagito, come le aiutate e come si è comportato nei confronti dell’aggressore?

“Grazie al cielo non ho mai avuto esperienze dirette con donne maltrattate. Penso che la violenza nei confronti delle donne sia generata anche da pratiche discriminatorie che in un Paese civile come il nostro faticano a sparire. Si fa un gran parlare di diritti per le coppie di fatto ma in molti ambiti lavorativi vi è ancora chi discrimina le donne per la loro scelta di diventare madri, facendo firmare lettere di dimissioni in bianco al momento dell’assunzione. Questa non è forse una violenza nei confronti delle donne?”

Quali sono le azioni che si possono mettere in campo per arginare questa piaga sociale?

“Credo che la cosa più importante sia quella di denunciare in maniera tempestiva qualsiasi atto violento nei confronti delle donne, per far capire agli indecisi quanto sia giusto condannare chi si macchia di un simile reato. Creare dei gruppi di ascolto anche a livello locale potrebbe essere un modo ulteriore per evitare fatti spiacevoli. Sensibilizzare le persone alla condivisione e all’ascolto ci renderebbe più consapevoli e aiuterebbe a farci sentire meno soli e, soprattutto, meno sole”. Enrica Galeazzi