ABBIATEGRASSO – Solo pochi giorni fa a “Fuori dal coro” la trasmissione condotta da Mario Giordano si denunciava l’indecenza, in questo momento tragico, di ospedali chiusi e abbandonati anche se funzionanti. Si citavano due ospedali in Toscana chiusi nel 2016, con reparti di terapia intensiva, che oggi servirebbero per far fronte all’emergenza del coronavirus, a Massa 7 piani con 780 posti letto e 15 posti di terapia intensiva, l’altro a Carrara con centinaia di letti abbandonati e bombole d’ossigeno pronte all’uso oltre a un reparto di Malattie Infettive chiuso da 4 anni. Giordano grida allo scandalo e cita anche l’ospedale Sarcone di Terlizzi in Puglia, un ex ospedale ridotto a presidio (dopo essere stato ristrutturato con una spesa di 17.000.000 di euro), con macchinari per la respirazione assistita per intubati, ora inutilizzati e diventati preziosissimi per salvare vite. “Mentre la Protezione Civile è impegnata ad acquistare nuove e costose attrezzature, noi qui le abbiamo inutilizzate con altre 18 tra Cpap e Bpap, macchinari per la ventilazione assistita. Senza sollevare polemiche chiedo sommessamente al presidente Emiliano che il presidio di Terlizzi torni ad essere un ospedale a tutti gli effetti a servizio del Nord Barese”.Così ha testimoniato in un’intervista il sindaco di Terlizzi, Ninno Gemmato. Esempi negativi diffusi  però anche in Lombardia, l’ospedale di Abbiategrasso in primis, ricordiamo che è stato completamente rifatto in 3 blocchi  e sono stati spesi 30 milioni di euro per un ospedale all’avanguardia. Il nuovo ospedale C. Cantù in attesa di rilancio nel 2016 è stato invece depotenziato. Si è iniziato con la chiusura notturna del P.S. creando disagi notevoli alla popolazione e il sovraffollamento del P.S. di Magenta a 10 km da quello di Abbiategrasso ma ben più lontano  per altri comuni. Ora, mentre la comunità scientifica è unanime nel dire che il picco dei contagi al Coronavirus può essere lontano e le altre emergenze certo non vengono a mancare, ictus, infarti, traumi ortopedici, occorre più che mai  ripristinare tutte le unità operative possibile, soprattutto se chiuse di recente. La popolazione dell’abbiatense con i 14 sindaci da 3 anni sta chiedendo invano a Regione Lombardia di ripristinare i servizi tolti, il 7 maggio 2019  il Consiglio Regionale lombardo ha deliberato la riapertura del P.S. e il ripotenziamento ma poiché tale atto amministrativo non ha avuto seguito, i sindaci hanno chiesto l’intervento del Ministro. La grave emergenza dovuta al Covid-19 spinge il Comitato Popolare Intercomunale a scrivere una lettera, che pubblichiamo, ai vertici regionali per sollecitare l’utilizzo del nuovo ospedale Cantù, adeguato a  decongestionare altri ospedali anche con posti di cura sub intensiva e post acuta. Un esempio positivo è quello del Veneto che riapre 5 ospedali dismessi, mentre Zaia li riattiva in tempi brevi impiegando la Protezione Civile, vien da chiedersi perché il governatore Fontana e l’ass. Gallera in Lombardia si siano impuntati a creare un ospedale ‘temporaneo’ costoso e in seguito non utilizzabile in Fiera. Nel nuovo ospedale Cantù, è chiuso anche il reparto di chirurgia con 40 posti letto e le 4 sale operatorie di ultima generazione. Un fiore all’occhiello quindi che in questo momento può dare sollievo ad altri nosocomi liberando eventualmente  altrove, posti letto da destinare ai contagiati. Stanno arrivando tante risorse, molti milioni di euro da imprenditori quali Lavazza, Berlusconi, Caprotti, Agnelli, Armani e altri ancora, speriamo che vengano utilizzati con buon senso, non pensando a business futuri ma incominciando a investire per rimettere in funzione con attrezzature ad hoc gli ospedali pubblici sottoutilizzati o chiusi e, soprattutto, con un organico sufficiente, personale sanitario a cui fornire protezione e condizioni di lavoro adeguati. Enrica Galeazzi