Abbiamo assistito all’importante e partecipata assemblea convocata dal Movimento per i Diritti del Cittadino Malato, e mentre riteniamo utile sia l’introduzione del rappresentante del Movimento che il saluto del Sindaco, siamo rimasti perplessi per le altre relazioni. Siamo più che convinti, visto il continuo deterioramento a livello locale ma anche in generale della Sanità pubblica, che l’iniziativa della raccolta firme, arrivata a oltre 9.500, sia stato un importante atto di denuncia della situazione del “nostro” Ospedale. Pensiamo però che, se l’iniziativa resta “isolata” ad Abbiategrasso e Abbiatense, il serio pericolo è che non si raggiunga il risultato richiesto nella petizione. L’esperienza diretta ci dice che è il problema della sanità pubblica nel suo insieme che va affrontato, proprio partendo dall’importante risultato ottenuto. Ciò che invece preoccupa è l’aver sentito l’intervento del consigliere regionale di maggioranza centrodestra, vicepresidente della commissione “Sanità e politiche sociali”, che ha affrontato il problema sollevato solo sotto il profilo economico e, non è la prima volta, quasi accusando dei ritardi nelle visite i medici di base per i troppi “inutili”esami o interventi richiesti per i loro pazienti. E via a sciorinare percentuali di quanto si spende per gli ammalati anziani e cronici: l’83% del bilancio regionale. Siamo a questo punto e la cosa che stupisce è che bisogna risparmiare e per risparmiare occorre fare sacrifici, sia per il Pronto Soccorso che per tempi di attesa troppo lunghi. Viva la sincerità. Sulle varie ruberie e sui prestiti illeciti agli ospedali privati verificatisi da oltre 20 anni, dal “celeste” Formigoni sino all’ultimo assessore alla Sanità arrestato, silenzio assoluto. Anche sull’allarme della Corte dei Conti (vedi Corriere della Sera del 20 giugno), sul fatto che la Procura afferma che in Regione è necessario affrontare la corruzione e migliorare i controlli, l’illustre consigliere regionale non ha proferito parola. Di contro, l’intervento dell’altra consigliera regionale (di minoranza) non ha lasciato spazi per ripensare a come si può e si deve cambiare registro. Anche perché, volendo, si poteva almeno ricordare alcuni veri e propri scandali. Mentre nella Sanità pubblica regionale c’è il blocco delle assunzioni, La Repubblica (21.04.2016) ha scritto che l’80% dei fondi della sanità pubblica finisce ai privati. Sempre su La Repubblica (17 maggio) si può leggere che all’Ospedale San Carlo per mancanza di personale sono state rinviate sine die alcune operazioni. E’ anche per questi deficit che il pubblico rischia di essere considerato di “serie B” e il cittadino è convinto sempre di più della bontà dei privati. Privati i quali fatturano al sistema sanitario pubblico le loro prestazioni sulla pelle di chi paga regolarmente le tasse. Da parte dei privati, mentre per investimenti in aziende industriali ci sia sempre da chiedere e mai dare ai lavoratori, per quanto riguarda gli investimenti nella sanità scopriamo che soldi e risorse non mancano mai. Magari sono risorse e profitti fatti nei settori industriali che però vengono investiti nella salute. Un esempio è il Presidente dell’Assolombarda-Confindustria, proprietario tra le altre dell’ex Acciaieria Dalmine, che è il maggior azionista dell’Humanitas e di recente avrebbe acquistato per diversi milioni un’altra clinica privata. E questi investimenti non sono fatti per scopi umanitari, ma perché con la salute non ci sono rischi d’impresa: i profitti sono garantiti dal sistema pubblico. Per tutto questo siamo convinti che, per evitare che siano vani gli sforzi fatti nel raccogliere le oltre 9.000 firme, è necessaria quella che una volta si chiamava mobilitazione, in grado di spiegare a tutti, non solo a chi oggi è cittadino malato, perché tutti, anziani ma anche giovani, prima o poi hanno bisogno della sanità. E se anche la sanità diventasse privata, sarebbe un grave ritorno al passato, a prima della Legge del dicembre 1978, che garantisce il diritto universale a tutti i cittadini. Da parte nostra ci rendiamo disponibili, facendo notare che questa nostra valutazione la faremo avere, oltre che al Movimento per i Diritti del Cittadino Malato, anche ai delegati sindacali e ai sindacati territoriali e regionali. Ai lavoratori e ai cittadini occorre far capire che, se non ci sarà una svolta nella politica regionale, corriamo il rischio della dequalificazione professionale e per i dipendenti magari della perdita del posto di lavoro. Anche i Sindaci dell’Abbiatense, proprio perché sono i primi responsabili della salute dei loro cittadini, non possono restare alla finestra. Questa battaglia, che non è più solo per il Pronto Soccorso e per le liste d’attesa dell’Ospedale di Abbiategrasso, deve diventare un momento in cui si costruisca l’unità di intenti e tutti assieme si richieda alla Regione l’inversione di rotta per una Sanità Pubblica rapida ed efficace, come dovrebbe essere.
Partito della Rifondazione Comunista, Circolo “Rosa Luxemburg”, Abbiategrasso