L'eco della città

Intervento/ L’OMS pubblica degli articoli “spauracchio”

I giornali e i social media ci intrattengono continuamente con quelle che vengono definite notizie “scientifiche”. Questo tipo di informazioni sono continuamente plasmate e soggette all’interpretazione del singolo. Anche in questo campo l’obiettivo è quello di generare “rumore” attorno alla notizia. Le informazioni devono avere un forte impatto in chi le legge ed è solito che chi le diffonde non sia innocente in tutto questo processo. Ogni piccola e apparentemente marginale notizia diffusa dai media non può essere completamente esente da ideologia. Questa premessa si mostra necessaria per affrontare la notizia pubblicata nei giorni scorsi, e rimbalzata per tutto il web. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso la notizia che può essere evidenziato un collegamento diretto tra l’uso eccessivo di carni rosse e diverse tipologie di tumore. Nel mirino sono soprattutto le carni lavorate – gli insaccati – che arrivano ad essere definite “cancerogene”. L’OMS nel suo comunicato sottolinea di limitare l’uso di questo tipo di prodotti per prevenire eventuali problemi di salute. Senza andare ad analizzare ognuno degli studi che hanno portato a questa affermazione, in quanto appare quasi impossibile riuscire a sfatare una determinata tesi partendo da studi così eterogenei e a tratti incomparabili, è doveroso sottolineare come qualsiasi prodotto consumato in maniera eccessiva possa provocare danni alla salute. La dieta mediterranea si basa sul presupposto che ognuno degli alimenti in essa contenuti vadano consumati in modo limitato e soprattutto equilibrato. La carne rossa non è un’eccezione. Questo tipo di prodotto che la mia famiglia produce da circa settant’anni, nell’azienda di famiglia, non può in alcun modo essere definito “buono” o “cattivo” in senso assoluto. Non esistono alimenti cattivi o innaturali. E potremmo portare una lunga serie di esempi a sostegno dell’impatto benefico che la carne rossa ed i suoi derivati hanno nella nostra dieta. Consumata da sempre, mentre la speranza di vita dell’uomo cresceva così faceva anche la carne rossa sulle nostre tavole, insieme al suo fondamentale apporto proteico. Siamo rimasti intrappolati dall’ideologia salutista che si abbina perfettamente al politicamente corretto che sta prendendo piede in una moltitudine di Stati. Oltre a limitare le nostre libertà questo tipo di pensiero danneggia fortemente la nostra economia. C’è un motivo se, nonostante la crisi che ha colpito il nostro Paese, il mercato delle carni lavorate continua ad avere risultati positivi. Questa è una nostra eccellenza e come tale viene ammirata, acquistata e tutelata. Tutelata soltanto da noi imprenditori che tutti i giorni cerchiamo di difenderla, lavorando con sacrificio e curando ogni singolo passaggio delle varie produzioni, oltre che scegliere le migliori carni italiane derivate da animali nutriti con cibi naturali. Tutto per offrire la migliore qualità e, ancora più importante, la massima sicurezza al consumatore finale. Questo settore non è certo tutelato dalla politica che, anche in questo caso, dopo questa notizia data da l’Oms, che a mio modesto parere è un carrozzone sotto la guida dell’Onu che ogni tanto deve per forza far rumore per giustificare a se stessa e agli altri la sua esistenza, non si è degnata minimamente di prendere una posizione chiara e decisa per tutelare le aziende che operano nel settore oggetto della notizia divulgata dalla Oms. Dal punto di vista mediatico la notizia dell’Oms si presenta bene perché rappresenta e corrisponde a quell’ideologia salutistica che rappresenta il nuovo conformismo di massa, che a breve ci porterà a guardare con sospetto e quasi disgusto il nostro vicino di tavolo al ristorante mentre si appresta a degustare la sua succulenta fiorentina, oppure a quel signore di fianco al nostro tavolo quando accompagna ad un buon bicchiere di vino un bel tagliere di salumi. I quali, entrambi rappresentano due eccellenze italiane ed è inaccettabile che una notizia basata su ricerche diverse e facilmente confutabili possano finire per mettere in ginocchio un settore fondamentale per l’economia italiana. Il settore in oggetto si basa sulla tradizione, l’eccellenza e la serietà, non certo su informazioni di dubbia attendibilità. Quello perpetrato dall’OMS è uno spauracchio vero e proprio, che lascia il tempo che trova ma che purtroppo può modificare l’idea sana e corretta di milioni di italiani che hanno sempre usato nella loro dieta i prodotti derivati dalla trasformazione delle carni rosse, ma che oggi dopo queste demenzialità si porranno qualche dubbio nel consumarne ancora. Andrea Pasini

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