ALBAIRATE – Il 6 novembre è stata celebrata la ricorrenza della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, che ha visto alle ore 10 la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti presso il Cimitero, la celebrazione della Messa in suffragio dei Caduti alle 10.30 e alle 11.30 la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti in piazza Garibaldi con l’intervento del Sindaco e del Corpo Musicale Albairatese.
La ricorrenza ha visto partecipi molti cittadini albairatesi e parte dell’Amministrazione Comunale, che si sono recati in piazza per rendere memoria ai Caduti e per ascoltare le parole del Sindaco, che ha ricordato i fatti del 4 novembre 1918, la Prima Guerra Mondiale, le vittime che causò e i cambiamenti politici e sociali profondi e indelebili che hanno segnato l’intero Novecento.
L’invito del Sindaco Flavio Crivellin è stato quello di far nascere dalla celebrazione una riflessione storica sul significato degli eventi passati. Ognuno, ha affermato, ha una consapevolezza e una responsabilità verso la sua comunità. Ricordando gli avvenimenti che hanno tuttora luogo in Ucraina, il Sindaco ha affermato che la ricorrenza del 4 novembre è e deve essere spoglia di un nazionalismo inteso come superiorità di un popolo su altri. La celebrazione vuole essere motore che deve alimentare “il sentimento di riconoscenza per tutti coloro che hanno sacrificato le proprie vite, non per la gloria di una patria idealizzata, ma per la difesa di una comunità reale a cui tutti apparteniamo e nei cui confronti abbiamo la responsabilità di metterci al servizio del bene comune”.
Il Sindaco nel suo discorso ha ricordato anche che il compito delle Forze Armate è quello di difendere le istituzioni dello Stato democratico e che per questo oltre 8000 sono i militari italiani che si trovano impegnati all’estero in operazioni nell’ambito di Forze multinazionali. Oltre alla gratitudine nei loro confronti per portare alla costruzione della pace, è necessario riflettere sul momento storico in cui ci troviamo e sul sacrificio dei caduti che ha contribuito alla costruzione della nostra identità come comunità nazionale.
Le ultime righe del discorso pronunciato in piazza sono state espressione di un desiderio comune e un urlo contro l’odio e la guerra: “La guerra in Ucraina urla alle nostre coscienze di ridare un futuro di pace alle nuove generazioni e anche per questo dobbiamo onorare i nostri caduti e la ricerca del bene comune è ciò che siamo chiamati a fare ogni giorno”. Irene Morini