ABBIATEGRASSO – Il conflitto in Ucraina ha riportato le tematiche riguardanti la guerra nelle agende dei mass media. Uno degli aspetti di maggiore importanza e di maggiore risonanza mediatica è la crisi umanitaria. I civili coinvolti in una guerra vivono una tragedia sia all’interno dei propri confini nazionali, sia al di fuori di questi. Restare nel proprio Paese significa vivere nel terrore e nel costante pericolo, privati della propria libertà e della propria vita, scappare, invece, significa abbandonare i propri parenti e la propria casa e, molto spesso, fuggire senza una meta. A partire dallo scoppio delle ostilità, l’Unione Europea si è sensibilmente mobilitata per organizzare gli aiuti necessari per l’accoglienza dei profughi ucraini. Non sempre, però, le istituzioni europee, in particolare alcuni Stati, si sono mostrate così vicine ai drammi di chi fugge dalla guerra. Libia, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Iraq, Palestina, Siria, in tutti questi Paesi si stanno svolgendo lotte armate, nonostante ciò, a quanto pare, per una parte della politica italiana e internazionale, esistono profughi “veri” e profughi “finti”. Il gruppo teatrale WIP dell’IIS Bachelet propone in questo periodo uno spettacolo che, con crudezza e senza giri di parole, narra le brutture che tutti i profughi sono costretti a vivere. La rappresentazione è andata in scena il 12 e il 13 aprile presso l’auditorium del Bachelet di Abbiategrasso. Il testo di Maurizio Brandalese prende luce con il debutto in regia di Alessandro Treccani. Il ritmo della narrazione è vario e alterna momenti di grande pathos ad attimi di calma ovattata. Il testo non lascia grande spazio a interpretazioni, narrando con realismo e durezza l’orrore e la disperazione. Spicca, in particolare, la scena finale in cui viene descritto lo stupro di una ragazza infibulata, il realismo è tale da provocare un nodo allo stomaco e da scuotere l’animo e la coscienza dello spettatore. Non manca la componente di critica sociale, che espone l’ipocrisia e l’inadeguatezza della società e delle istituzioni occidentali di fronte a questi eventi. L’obiettivo, sicuramente raggiunto, è quello di mettere davanti agli occhi dello spettatore la globalità di queste tematiche, chiedendogli di ricordare i conflitti del passato e di essere consapevole di quelli attuali, facendo lo sforzo di ampliare la propria considerazione oltre i limiti dettati dai media. Da segnalare l’esperienza minima degli attori, infatti, la maggior parte dei ragazzi coinvolti nello spettacolo recita solo da quest’anno, ciò, però, non ha impedito loro di imprimere emozione e personalità alla recitazione. Alessandro Gastaldi