ABBIATEGRASSO – Nessun tricolore in mano ai ragazzi delle scuole cittadine che hanno partecipato alla tradizionale cerimonia commemorativa del 4 Novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Ma, ancora una volta, i cittadini più giovani si sono resi protagonisti di un momento significativo per la città, non solo sfilando in corteo per le vie con Associazioni d’Arma, Anpi, autorità civili e militari, accompagnati dalle note del Complesso Bandistico “La Filarmonica”, ma salendo al Monumento ai Caduti, dopo l’alzabandiera, a deporre una corona d’alloro e davanti al Sacrario dei Caduti presso il Cimitero proponendo ai presenti la lettura di due belle poesie, che condividiamo con i lettori. “La Patria”, scritta da Francesca Castellino, è stata letta da un ragazzo delle scuole medie: “Lo sai, fanciullo, che cos’è la Patria?/È la casa dove tua madre/t’ha cullato sulle sue ginocchia e tuo/padre ha lavorato per te./È il prato dov’è spuntata l’erba/trapunta di margherite, per la gioia/ delle tue corse./È la scuola dove s’è aperta la/tua piccola mente alle prime nozioni,/e il tuo cuore ai primi affetti./È la terra su cui sventola la/bandiera dai tre colori./È il cimitero dove riposano i/morti che i tuoi genitori piangono ancora./È il campanile da cui giunge/la voce che invita a pregare./Sono i campi che producono/per te. Sono le pianure, le colline, /le montagne che tu calchi, di cui/tu respiri l’aria salubre. /È il cielo a cui tu volgi gli/occhi nella gioia e nel dolore”. Un ragazzo e una ragazza delle scuole elementari si sono alternati a leggere i versi della poesia “Ecco l’Italia” di Renzo Pezzani: “Se incontri una donna giovane, /forte, bella, con in braccio il suo/bambino e un pane nella mano, /quella è l’Italia. /Se vedi un contadino arare il/campo, mietere il grano, /quello è l’Italia. /Se vedi un marinaio sollevare/l’ancora dal mare e stendere la vela, /quello è l’Italia. /Se vedi un soldato ubbidire al/comando d’un superiore, /quello è l’Italia. /Se vedi un mutilato di guerra, /quello è l’Italia. /Se vedi una donna piangere/sulla tomba d’un Caduto, /quella è l’Italia. /Se senti una voce che dice:/-Coraggio! Nel lavoro e nella/concordia godremo la libertà e la /pace-è l’Italia che parla”.
Ad altri ragazzi, ai giovani soldati che hanno combattuto nelle guerre del nostro passato hanno fatto riferimento i discorsi commemorativi delle autorità, del sindaco Cesare Nai e del presidente di Assoarma Giuseppe Cerri, oltre che l’omelia di don Pierangelo Pigliafreddo che ha celebrato la Messa. L’invito rivolto da parte di tutti gli oratori è di “ricordare sempre, non dimenticare mai i tantissimi giovani che hanno immolato la vita per l’unità e la libertà del nostro Paese. L’occasione come quella del 4 Novembre è per ricordare queste persone, non per celebrare guerre o esaltare vittorie. Gratitudine va mostrata anche nei confronti delle Forze Armate, impegnate pure in tempi recenti nelle missioni umanitarie per riportare la pace in zone ad alto rischio, garanzia di una tempestiva presenza di supporto alle popolazioni nelle calamità e in situazioni di emergenza”.
Alle nuove generazioni ha rivolto molte parole il sindaco Nai, sia durante il suo discorso al Sacrario dei Caduti che in piazza Marconi nel suo saluto, dopo l’onore al Gonfalone del Comune: “Ai giovani raccomando di studiare e tramandare la memoria di quanto, anche di tragico e doloroso, è accaduto nel nostro Paese. Senza memoria storica la nostra comunità rischia di smarrire il senso della propria identità culturale e civile. La giornata di oggi rappresenta una sorta di passaggio di testimone da una generazione all’altra, perché l’importante eredità consegnata dai padri non venga dispersa, ma sia difesa e tutelata dai vivi. Costruire il futuro significa impegnarsi per un’Italia migliore, fondata sulla cultura della pace e della legalità. E’ importante tramandare la storia del nostro Paese, i nomi di coloro che fecero l’unità, solo in questo modo impediremo al tempo di offuscare i ricordi e svuotare di significato questa giornata.
Unità e fraternità sono valori da custodire, perché ci hanno accompagnato anche nei momenti più difficili. Ragazzi, la conoscenza delle radici ci consente di guardare al futuro con la consapevolezza che ognuno di voi è artefice della storia, di quello che sarà di Abbiategrasso e della nostra nazione.
Abbiate fiducia nelle istituzioni e le istituzioni imparino ad ascoltarvi. E’ importante costruire il rapporto con la gioventù, proprio in memoria di quella gioventù che, lasciando casa e famiglia, ha combattuto per dare pace e unità al nostro Paese”. L’ultimo appello rivolto a studenti e insegnanti è stato quello di impegnarsi in una conoscenza approfondita della storia, utile per affrontare il presente e per costruire il futuro. M.B.